Dalle budella alle corde armoniche, gli ultimi artigiani di un mestiere celestiale

Un mestiere antichissimo, fatto di dettagli, che parte dalla materia più arcaica: le budella di agnello per poi diventare suono e musica celestiale. Che le questioni umane siano complesse, lo rivela in modo chiaro il mestiere di cordaio di corde armoniche. Una tradizione che resiste a Salle, 300 abitanti, piccolo paese alle pendici del Morrone in provincia di Pescara, dove oltre alla piccola fabbrica esiste il “Museo cella corde armoniche”, unico al Mondo. Gli ultimi cordai sono loro Pietro e Beniamino Toro.

Quando inizia questa tradizione in paese?

“I documenti parlano del 1600, certo la materia prima, le budella di pecora erano ovunque, ma a Salle si stabilì la loro lavorazione per tutti gli strumenti a corda dell’epoca Barocca: liuto, viola da gamba e violino barocco, violoncello, contrabbasso, chitarra barocca. Le corde venivano spedite in vari posti d’Europa, naturalmente non si realizzavano solo a Salle ma anche a Roma, Firenze, Napoli. A Salle si sviluppò una grande professionalità”.

Lei Beniamino, con suo fratello Pietro portate avanti l’ultima azienda di Salle?

“Siamo figli di cordai, a Salle per fare un paragone con il recente passato negli anni 60-70 erano più di cento i cordai in attività, sei-sette fabbriche, mio padre aveva un laboratorio con 8 dipendenti. Poi alcuni si sono spostati altrove, in Abruzzo a Sulmona, ma anche Napoli, Roma, e molti ancora all’estero, tra i personaggi più famosi c’è la D’Addario string in America azienda conosciutissima con mille e 100 dipendenti”.

A Salle c’è il museo. Cosa rappresenta per voi?

“È un motivo di grande orgoglio, perché è racchiuso l’universo di questa tradizione che nel mondo è unica. Le posso dire che molti musicisti vengono in paese per visitare il museo,  verificare come costruiamo le corde. Oggi c’è un ritorno alle sonorità originali, si suonano strumenti d’epoca o costruiti con le antiche specifiche e quindi le corde armoniche sono irrinunciabili. I mercati, i negozi e le istituzioni musicali sono ancora molto vive in particolare nel Nord Europa. C’è spazio e mercato, ma non ci facciamo illusioni perché il lavoro è davvero difficile, serve esperienza finissima, abbiamo l’aiuto di nuove macchine ma il lato artigianale è determinate”

Qualche aneddoto singolare da raccontarci?

“Me ne vengono in mente due. Il primo legato al lavoro, molti cordai di Salle andavano negli anni 30 del secolo scorso, a lavorare a Napoli e ci andavano con le biciclette. Un viaggio difficile, lungo salite infinite e discese ripide, su vie senza asfalto. Eppure partivano e arrivavano, compreso nostro padre. Altro aneddoto, è legato ai musicisti, ognuno ha una sua sensibilità, ma una volta una strumentista animalista mi disse: se dovete uccidere un agnellino per me, allora rinuncio alle corde. La rassicurammo, noi non uccidiamo gli animali, ma almeno quando acquistiamo le budella le lavoriamo con sacrificio e anche amore, e poi sugli strumenti questa nostra passione crea un suono e una magia”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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