Nel 2023 sono state 5.871 le persone che si sono rivolte alla Caritas in Abruzzo, con una quota significativa di “nuovi poveri” pari al 33,7%. La regione si colloca al secondo posto in Italia per incidenza di povertà cronica, con oltre il 21% delle famiglie assistite da 5 a 10 anni.
Secondo i dati raccolti nei 65 centri di ascolto regionali – tra mense, empori solidali e parrocchie – le maggiori criticità riguardano casa, lavoro e salute. Il volto della povertà cambia, in particolare tra gli anziani, sempre più presenti tra le persone in difficoltà.
A livello nazionale, dal 2014 a oggi, il numero di assistiti Caritas è aumentato del 62,6%, con un incremento più marcato al Nord (+77%) rispetto al Mezzogiorno (+64,7%). L’Abruzzo supera la media italiana, con 7,4 famiglie su 1.000 seguite dalla rete Caritas.
Preoccupa il crescente numero di situazioni di cronicità: nel 2024 il 26,7% degli utenti è seguito da oltre cinque anni, dato in crescita rispetto al 2023. Solo in Toscana la percentuale è più alta (43,1%), mentre l’Abruzzo è al secondo posto con il 32,8%.
La fragilità sociale si accompagna all’invecchiamento: l’età media degli assistiti è salita a 47,8 anni, con un divario netto tra italiani (media 54,6 anni) e stranieri (42,9). Più della metà degli italiani seguiti ha oltre 55 anni; tra gli stranieri, prevalgono i giovani adulti tra i 18 e i 34 anni. Gli over 65 oggi rappresentano il 14,3% degli utenti, in forte aumento rispetto al 7,7% del 2015.
Basso livello di istruzione e precarietà lavorativa sono elementi ricorrenti: il 67,3% ha al massimo la licenza media, mentre tra i lavoratori si segnalano soprattutto stranieri (64,7%), uomini e donne con figli, spesso in affitto o in case popolari. Gli uomini operano nei settori dell’edilizia, ristorazione, vendite ambulanti; le donne prevalentemente nei servizi domestici.
Accanto alle difficoltà economiche, crescono i problemi sanitari (14,6% degli assistiti, con il 20,8% tra gli italiani) e abitativi (23,1%), spesso legati a sfratti, affitti arretrati, o mancanza di una dimora stabile. L’esclusione abitativa grave colpisce soprattutto giovani uomini stranieri disoccupati, senza figli né supporti familiari, che spesso cumulano più forme di disagio.