I microtipici di Arago design

Fare di un piatto tipico un gioiello in porcellana, con finitura in oro 24 carati. A raccoglierne ed esaltarne il legame affettivo, la ritualità famigliare, l’evocazione di ricorrenze intime, tra parenti, amici, momenti che si ricordano e si tramandano. Oltre il piatto tipico già conosciuto, però: andando a scandagliare l’universo dei Microtipici. Questo il nome del nuovo progetto di Arago design, marchio abruzzese di ceramica artistica, già conosciuto per produzioni come il Salva Pecunia e le neole in ceramica. Un’idea che parte dall’Abruzzo con l’intenzione di creare una sorta di atlante dei prodotti “microtipici” italiani.
La presentazione giovedì 12 dicembre alle 18,30 da Mastro-Cibo e cucina in via delle Caserme e poi nell’officina di Elisabetta Di Bucchianico e Dario Oggiano, ideatori e curatori di Arago Design, in corso Manthonè, 79.

“Esistono cibi semplici, tanto vicini da sempre alla nostra quotidianità da apparirci ovvi e scontati – spiegano da Arago Design -. Sono cibi destinati alle circostanze più informali tra amici, familiari o vicini di casa, che non richiedono preparazioni complicate e che sono legati da consuetudini antiche. Sono, appunto, i cibi che abbiamo definito Microtipici, quelli che non si trovano nelle guide turistiche o nei ricettari famosi, ma sono noti a chi li mangia da sempre. Ne esiste una varietà insospettabile ma nascosta tra l’ovvietà delle cose buone. Il cuore di Microtipici è propio la condivisone e lo scambio di questa cultura”.  

Si parte dunque dal prodotto gastronomico, per presentarlo con un pittogramma su un piccolo e raffinato piattino in porcellana, per di più con finitura in oro 24 carati. La forma e la dimensione ricordano i piattini dei servizi per le bambole, che qui diventano spilla e anello da indossare. Dalla mappatura alla rappresentazione grafica dunque “per elevare i valori della cucina più comune, invitando a riflettere sui legami originali tra l’ambiente umano e quello naturale” aggiungono da Arago.

Piatti intimi di comunità, quindi. Cibi cosiddetti poveri e legati a rituali comuni, tanto da non essere elevati a vessilli dell’orgoglio di un territorio. Che richiamano pasti di tempi remoti, arrivati fino a noi mantenendo negli anni la costante della facilità della preparazione, della reperibilità degli ingredienti, fino alla bontà dei sapori. Il tutto per un’ampia e variegata platea di commensali, con l’ulteriore richiamo della digeribilità, associata allo svolgimento successivo di attività fisiche o di concentrazione, il coinvolgimento di cuochi inesperti e l’autonomia nella fruizione del piatto.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

Controllate anche

Continuano le attività del terzo anno accademico dell’Università della Terza età di San Valentino

(di Arianna Pascetta) Continuano per tutto il mese di maggio e si concluderanno giovedì 6 …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *