Revocate le misure interdittive per le presunte truffe del cartellino a Pescara

E’ stata revocata la misura cautelare a carico dei sette dipendenti della società Provincia Ambiente che il 12 novembre scorso erano stati sottoposti a sei mesi di interdizione dal lavoro, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti furbetti del cartellino, con le accuse, a vario titolo, di peculato, falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata e violazione delle norme generali sull’ordinamento del lavoro. L’ordinanza di revoca è stata emessa oggi pomeriggio il gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, che sulla base dell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto ieri, dopo avere sottolineato il permanere “dei gravi indizi di colpevolezza”, ha ritenuto “tuttavia che le esigenze cautelari siano venute meno”.

In particolare il gip rileva che gli indagati, dipendenti di una società in house della Provincia, “in sede di interrogatorio hanno in parte ammesso le proprie responsabilità, palesando di avere agito con superficialità senza la effettiva consapevolezza di prestare attività lavorativa alle dipendenze di un ente avente rilevanza pubblicistica. Peraltro – è scritto ancora nell’ordinanza – tutti i soggetti escussi hanno manifestato l’intenzione concreta di voler conformare il proprio atteggiamento lavorativo al rispetto delle regole pubblicistiche, quindi al rispetto puntuale degli orari di lavoro e degli ordini di servizio”.

Viene inoltre posto in rilievo l’effetto deterrente esercitato sugli indagati dall’applicazione, “sia pure per un breve arco temporale, della misura interdittiva, che ha certamente costituito un monito che può avere indotto ciascun indagato a riflettere sul disvalore delle proprie condotte”. Colantonio conclude che “può ragionevolmente affermarsi che i presidi di rilevamento predisposti presso la sede dell’ente (idonei a garantire un effettivo controllo degli orari di lavoro di ciascun dipendente) ed il chiaro monito espresso dall’ordinanza cautelare, costituiscano elementi che inducono a ritenere che gli indagati, per il futuro, si asterranno dal reiterare analoghe condotte di reato”. Nell’inchiesta, coordinata dal pm Andrea Papalia, sono indagate altre 10 persone, che però non erano state colpite dalle misure cautelari

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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