Appello dei docenti universitari al Governo, i ragazzi scrivono male

“E’ chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana”. E’ la “situazione preoccupante” che 600 docenti delle universita’ italiane – su iniziativa del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilita’ – hanno deciso di denunciare con una lettera indirizzata al Governo, alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e al Parlamento: “il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato – si legge nella lettera, intitolata ‘Saper leggere e scrivere: una proposta contro il declino dell’italiano a scuola’ – anche perche’ il tema della correttezza ortografica e grammaticale e’ stato a lungo svalutato sul piano didattico piu’ o meno da tutti i governi. Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all’aggiornamento degli insegnanti, ma non si vede una volonta’ politica adeguata alla gravita’ del problema”. Secondo i docenti (tra i firmatari del documento ci sono Massimo Cacciari, Andrea Carandini, Fulco Lanchester, Ernesto Galli della Loggia, Ilvo Diamanti, Giovanni Paciullo, Biancamaria Frabotta, Carlo Alberto Redi, Paola Mastrocola) “Dobbiamo dunque porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti”.

I docenti universitari, dunque, propongono alcune linee di intervento: una revisione delle indicazioni nazionali che “dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari”, che dovrebbero contenere i “traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le piu’ importanti tipologie di esercitazioni” e l’introduzione di “verifiche nazionali periodiche” durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano.

I docenti si dicono “convinti che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base. Questi momenti costituirebbero per gli allievi un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti avrebbero finalmente dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro”

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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