Un bando pubblico pluriennale per far tornare la gestione degli impianti ai privati, un bando che possa mettere sul piatto anche altri servizi: beni e strutture di proprietà dei Comuni e dei consorzi delle Amministrazioni separate di Pietracamela e Fano Adriano perché gli impianti, da soli, non sono remunerativi e non consentirebbero una gestione economicamente sostenibile. Nella serata di venerdì 13 luglio, a Prati di Tivo, la Provincia ha chiamato a raccolta i soci della Gran Sasso teramano (società in liquidazione e in procinto di essere trasformata in una srl, una formula più snella e meno costosa rispetto alla precedente Spa) ha presentato conti e costi dopo un anno mezzo di gestione diretta e avanzato proposte per il futuro. In una sala (messa a disposizione della Siget) piena di operatori, associazioni, Sindaci (Pietracamela, Michele Petraccia; Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo; Isola del Gran Sasso, Roberto Di Marco; Castelli, Rinaldo Seca; il vicesindaco di Fano Adriano, Angelo Mastrodascio) alla presenza del presidente della DMC del Gran Sasso, Erminio Di Ludovico e del direttore Claudio Ucci, è stato tratteggiato un possibile orizzonte per il comprensorio montano teramano che da anni perde turisti e imprenditori disposti a investire. “Certamente non saranno gli impianti a fare la differenza ma un progetto strategico che ci deve vedere insieme, tutti i soggetti pubblici coinvolti, a partire dai Comuni, dalla Regione, dalle Dmc e dal Parco, visto che la Provincia non ha alcuna competenza e nemmeno risorse professionali per occuparsi di turismo” ha sottolineato il presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino. In agenda anche la questione del Piano antivalanghe e il progetto, di cui la Provincia è soggetto attuatore: ieri sera il progetto è stato esposto alla visione dei partecipanti e il progettista, Marco Cordeschi, lo ha illustrato nel dettaglio rispondendo agli interrogativi delle associazioni ambientaliste (Cai e Wwf) e dei presenti circa funzionalità, impatto e costi. Massimo Fraticelli ha chiesto che venga sottoposto all’esame della Vinca (valutazione incidenza ambientale) per fugare ogni dubbio e che comunque il rilancio della montagna avvenga all’interno di un quadro di valutazione più ampio che ricomprenda quello sul modello di sviluppo.
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