Tra giugno e ottobre si e’ registrato una riduzione di fatturato per oltre due terzi delle imprese

Tra giugno e ottobre si e’ registrato una riduzione di fatturato per oltre due terzi delle imprese (il 68,4%). E’ uno dei risultati del secondo report dell’Istat sulle imprese di fronte all’emergenza sanitaria. Il 32,4% (con il 21,1% di occupati), prosegue la nota, segnala rischi operativi e di sostenibilita’ della propria attivita’ e il 37,5% ha richiesto il sostegno pubblico per liquidita’ e credito, ottenendolo nell’80% dei casi. La diffusione della vendita di beni o servizi mediante il proprio sito web e’ quasi raddoppiata, coinvolgendo il 17,4% delle imprese. Nonostante la crisi, il 25,8% delle imprese (che occupano il 36,1% degli addetti) e’ orientata ad adottare strategie di espansione produttiva. I quattro quinti delle imprese oggetto di indagine (804 mila, pari al 78,9% del totale), precisa l’Istat, sono microimprese (con 3-9 addetti in organico), 189 mila (pari al 18,6%) appartengono al segmento delle piccole (10-49 addetti) mentre sono circa 22 mila quelle medie (50-249 addetti) e 3 mila le grandi (250 addetti e oltre) che insieme rappresentano il 2,6% del totale. Nel corso della rilevazione, il 68,9% delle imprese ha dichiarato di essere in piena attivita’, il 23,9% di essere parzialmente aperta – svolgendo la propria attivita’ in condizioni limitate in termini di spazi, orari e accesso della clientela. Il 7,2% ha invece dichiarato di essere chiuso: si tratta di circa 73 mila imprese, che pesano per il 4% dell’occupazione. Di queste 55 mila prevedono di riaprire mentre 17 mila (pari all’1,7% delle imprese e allo 0,9% degli occupati) non prevedono una riapertura.

Nel 45,6% dei casi il fatturato delle imprese si e’ ridotto tra il 10% e’ il 50%, nel 13,6% si e’ piu’ che dimezzato e nel 9,2% e’ diminuito meno del 10 per cento. Rispetto a quanto rilevato per il bimestre marzo-aprile 2020, si conferma dunque un’elevata incidenza di imprese con il valore delle vendite in flessione (erano il 70%) ma si riduce l’intensita’: il 41,4% delle imprese aveva infatti riportato una riduzione del fatturato superiore al 50% rispetto agli stessi mesi del 2019, il 27,1% tra il 10 e il 50% e il 3% meno del 10 per cento. Scende anche l’incidenza di casi di mancata realizzazione di fatturato (1,9% rispetto al 14,6% di marzo-aprile) mentre si amplia la quota di imprese con valori del fatturato stabili (19,9% rispetto a 8,9% di marzo-aprile) o in aumento (il 9,8% rispetto al 5%). In particolare il 3,8% dichiara un aumento inferiore al 10% e il 6,0% superiore a tale soglia. Sul territorio, la quota di imprese con vendite in crescita risulta superiore alla media nazionale nella provincia autonoma di Trento (17,5%), in Veneto (12,5%) e Abruzzo (12,3%). Sul versante opposto, la quota di imprese che fanno registrare una flessione del fatturato superiore al 50% e’ piu’ alta nel Lazio (18,3%), in Sicilia (17,4%), Campania (17,3%) e Calabria (17,1%). A livello settoriale, recuperano rispetto ai risultati particolarmente negativi di marzo-aprile le imprese che operano nelle costruzioni, con il 26,8% che dichiara una stabilita’ del fatturato e l’11,5% una crescita, contro l’8,3% e il 6,1% di marzo-aprile. Nel complesso, recupera anche il settore della produzione di beni intermedi ma con specificita’ a livello di singoli comparti. Il commercio, in particolare quello al dettaglio, ha risultati in linea con quelli aggregati nonostante le limitazioni amministrative: il 42,3% registra un calo del 10-50%, il 10,6% di oltre il 50% e l’11,2% di meno del 10 per cento. Molto piu’ negativo l’andamento dei servizi ricettivi: il 43,5% delle imprese dichiara assenza di fatturato o una diminuzione superiore al 50%, il 43% un calo del 10-50 per cento. Analogamente, il comparto della ristorazione registra il prevalere di flessioni, anche se con un’intensita’ inferiore rispetto a quello ricettivo: il 26,7% non registra fatturato o subisce riduzioni di oltre il 50%, il 56,3% tra il 10-50 per cento.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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