“Mancano pochi giorni. Dall’1 gennaio 2021 entrerà in vigore la nuova definizione di default prevista dal Regolamento europeo n. 575/2013 e relativa ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento. I criteri di classificazione dei clienti a fini prudenziali da parte di banche e intermediari finanziari saranno più stringenti rispetto a quelli finora previsti”. Lo afferma Walter Mauriello, Presidente Meritocrazia Italia.
Il senso è quello della maggiore armonizzazione normativa, ma, a conti fatti, rispetto ad altri Stati membri l’Italia sconterà forti penalizzazioni. I principali cambiamenti prevedono che le banche definiscano automaticamente inadempiente il cliente privato, il libero professionista o la piccola-media impresa che abbiano un arretrato da oltre 90 giorni nel pagamento di una obbligazione concessa dall’istituto di credito. L’importo di tale arretrato dovrà soddisfare contemporaneamente due condizioni: essere superiore sia, in valore assoluto, a 500,00 euro per le imprese o 100,00 euro per i privati, e sia all’1% del totale delle esposizioni verso la banca. Non sarà più possibile la compensazione degli importi scaduti con altre linee di credito non utilizzate, e si seguirà la logica secondo la quale ogni concessione, ancorché prestata al medesimo cliente, dovrà venir considerata a sé stante e valutata separatamente rispetto all’intero assetto delle concessioni utilizzate dallo stesso. Sì che ciascuna concessione dovrà essere ben ponderata prima di essere sottoscritta non solo da chi la concede ma anche e soprattutto da chi la richiede, atteso il potenziale livello di rischio. Inoltre, in caso di rapporti co-intestati (conti correnti o mutui), il default coinvolgerà tutti gli intestatari (c.d. contagio del default). È certo che i destinatari sono (e saranno) chiamati a significativi interventi in termini di governance – attraverso l’adozione di modelli di early warning che anticipino l’evento di default e intercettino in modo più tempestivo i segnali negativi, contenendo gli effetti del deterioramento – sia in termini di processo, per un costante e tempestivo monitoraggio delle diverse posizioni creditorie e di audit. A prova del forte impatto della nuova definizione di default sull’operatività, da uno studio effettuato da Assifact emerge che il 25% delle esposizioni verso le imprese, il 30% delle esposizioni verso le amministrazioni pubbliche centrali, il 63% delle esposizioni verso le amministrazioni locali e addirittura il 94% delle esposizioni verso gli enti del settore sanitario nazionale dal 1° gennaio 2021 verrebbero classificate tra i crediti deteriorati (Npl), per un valore stimabile tra i 7,6 e i 12 miliardi di euro. Il timore, diffusamente avvertito e non infondato, è che le nuove norme frenino i percorsi di inclusione finanziaria. Ciò sarebbe gravissimo soprattutto perché mortificherebbe le speranze di una prossima uscita dalla crisi economica in corso e del rilancio dell’attività d’impresa. Sarebbe come aggiungere acqua a un annegamento in corso. Compresa la necessità di uniformare il sistema bancario e finanziario ai principi della vigilanza equivalente e della neutralità normativa, ma considerato il rischio che ulteriori restrizioni affatichino la ripartenza, Meritocrazia Italia richiede la temporanea disapplicazione della definizione di default e di tutte correlate le conseguenze tecniche, a iniziale beneficio di aziende e privati cittadini e successiva utilità della Comunità nel suo insieme. Meritocrazia propone altresì: una più ragionevole soluzione interpretativa delle regole dettate in materia di rischio di diluizione; in concreto, l’applicazione del principio generale secondo il quale per la classificazione a default occorre la continuità dello scaduto su una singola obbligazione creditizia per oltre 90 giorni dovrebbe aver conto anche delle peculiarità del credito commerciale (la cui esigibilità cambia, soggetta a clausole, termini e condizioni inserite nei contratti di fornitura); maggiore impegno nello sviluppo e nell’adozione dell’invoice fintech (soluzioni tecnologiche applicate all’invoice finance, a supporto della cessione del credito) a livello mondiale, identificando i casi di successo delle start-up innovative e gli esempi virtuosi di collaborazione fra queste e gli operatori del mercato, al fine di intercettare e interpretare i trend, con particolare focus sulla supply chain finance. Fino a quando gli istituti di credito saranno gli unici soggetti preposti a sostenere gli investimenti e lo sviluppo delle piccole imprese, non potrà non darsi prioritario rilievo al ‘merito’ sulla reale sostenibilità economica e finanziaria delle richieste di credito, tenendo conto del progetto imprenditoriale e delle reali prospettive di crescita. Meritocrazia Italia suggerisce azioni che possano riabilitare il credito, rendendolo accessibile a tutti, invece di nuove chiusure che andranno ad amplificare il disagio sociale e quindi la povertà”.