Spoltore, Università della Terza: D’Aurelio e la memoria a tavola

Il cibo d’abruzzo è speciale. Parola di Germano D’Aurelio, in arte 
‘Nduccio, che ha parlato del ruolo del cibo nella conservazione della 
memoria popolare in un’incontro organizzato dall’Università della Terza 
Età a Spoltore, nella sala del consiglio comunale. “Che l’Abruzzo sia 
una regione di cibi unici non lo dico io” ha puntualizzato “ce lo dicono 
gli altri”. Il merito è delle particolari caratteristiche climatiche, 
che presentano durante l’anno una forte escursione termica. Decisivi in 
particolare il caldo un po’ meno forte, e “la presenza della neve” 
ricorda D’Aurelio “che consente la conservazione dei sapori presi sotto 
il sole”.

Tra gli esempi l’idea di Niko Romito, uno dei più apprezzati 
cuochi italiani, che ha realizzato una vigna a 600 metri e, grazie ad 
alcune protezioni, produce vino: “poteva realizzare questo progetto in 
Finlandia o altrove, ma ha scelto di restare in Abruzzo, per conservare 
sapori e profumi delle nostre spore”. L’esperimento di Romito è un 
investimento nell’ottica dei cambiamenti climatici, che hanno portato 
l’innalzamento della temperatura media di un grado negli ultimi 100 
anni: tra le conseguenze sottolineate dal comico esperto di tradizioni 
contadine “la mosca olearia, che ha attaccato tutti gli ulivi, non solo 
in Abruzzo, e senza distinzioni tra dritta o leccino”. ‘Nduccio ha poi 
ricordato il legame tra cibo e spiritualità che caratterizza la nostra 
terra: “il cibo per noi non è solo una maniera per sostentarci, prima si 
mangiava poco e soprattutto nei giorni di festa: ogni ricorrenza aveva 
un rito per santificare la festa attraverso il cibo”.

E poi il ruolo del 
pane: “nel quartieruccio dove sono cresciuto avevamo un forno “sociale” 
che tutti andavano ad utilizzare: per tenere il conto delle pagnotte 
prodotte si utilizzava come simbolo una croce”. Quando poi un pezzo di 
pane cadeva a terra “si baciava e lo si chiamava “la grazia di Dio”. Più 
volte il pubblico ha completato le frasi di ‘Nduccio: “Sono cose che 
sappiamo tutti, ma dobbiamo ripeterle per non dimenticarle”. Ancora oggi 
è evidente il legame tra le stagioni, le ricorrenze religiose e la 
tavola: Capodanno lenticchie, ceci e cicerchia; Epifania pulente e fave 
cotte; Sant’Antonije il rito del maiale, lu Ciffe e Ciaffe, lu 
Sanguinate, le Panettelle o Panicelle de Sant’Antonije, de Sante Rocche, 
de la Madonne, de Santa Necole, e di ogni Patrono per ogni paese 
diverso. E così via per tutto l’anno.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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