Coronavirus, Cgil: bene congedi parentali, ma donne penalizzate


Il Dpcm firmato dal presidente Mario Draghi relativo alle nuove regole in caso di chiusure e zone rosse, prevede anche la possibilita’ per i genitori di figli fino a 14 anni con le scuole chiuse, contagiati dal Covid o in quarantena, di usufruire di permessi retribuiti. Una misura fortemente richiesta dalle organizzazioni sindacali e che in Abruzzo e’ stata anche oggetto di una segnalazione inviata al presidente della Regione Marco Marsilio ed ai parlamentari. Una soluzione, quindi, sicuramente positiva, considerato il vuoto che c’e’ stato dal primo gennaio fino ad oggi, ma che non convince fino in fondo: non da’ una risposta a chi ha dovuto scegliere tra lavoro e cura dei figli e determina penalizzazioni economiche”. Cosi’ in una nota il segretario regionale della Cgil Abruzzo-Molise Carmine Ranieri e il coordinatore regionale del sindacato Mirco D’Ignazio. “I congedi- spiegano- prevedono retribuzione pari alla meta’ del normale stipendio, andando a peggiorare, e di molto, la condizione economica di chi ne fruisce. Ad un anno dall’inizio della pandemia, infatti, si continuano a chiedere sacrifici che, per tante e tanti, sono ormai insostenibili: se in una prima fase, infatti, poteva anche essere comprensibile che l’urgenza e la straordinarieta’ della situazione richiedessero che tutti facessero la propria parte, oggi occorrerebbe un cambio di passo verso una reale distribuzione di sacrifici in misura davvero proporzionale a ricchezze e disponibilita’
“I permessi- incalzano i due esponenti Cgil- possono essere chiesti solo se non si puo’ lavorare in smart working. Ma senza regolamentazione specifica, a stabilire se una lavoratrice o un lavoratore possano lavorare da casa e’ soltanto l’azienda che, troppo spesso pero’, non tiene conto delle singole situazioni familiari, a partire dalla necessita’ di assistere figlie e figli nello svolgimento della didattica a distanza, con tutte le difficolta’ che questa comporta. E ancora una volta, a pagare i limiti di provvedimenti che non riescono fino in fondo a dare le risposte necessarie, sono le donne. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono le madri a veder peggiorata la propria condizione lavorativa ed economica pur di assistere i figli. In Abruzzo, nel 2020, sono stati complessivamente i 9.306 i posti di lavoro persi e di questi la parte maggiore era costituita da lavoro femminile. Una tendenza che va invertita subito: lavoro stabile e di qualita’, occupazione femminile, welfare e ambiente dovranno essere i temi attorno a cui costruire i progetti con i fondi del Next Generation Eu in Abruzzo
(fonte: Agenzia DIRE) 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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