Chi cura la bocca cura anche il cuore. La cura parodontale migliora il controllo dell’ipertensione, contribuendo a ridurla di ben 11 punti, in modo più efficace di una dieta iposodica che resta comunque fondamentale in aggiunta a una terapia farmacologica. A indicarlo è un report pubblicato dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), e dalla Società Italiana di Ipertensione Arteriosa (SIIA), presentato al congresso nazionale SIdP. Non soltanto la parodontite si associa a un rischio più elevato di pressione alta, correlazione provata da tempo da un numero crescente di studi e ancora poco nota a medici e pazienti.
Secondo quanto affermato da Nicola Marco Sforza, Presidente SIdP “la cura della parodontite contribuisce ad abbassare i livelli pressori di ben 11 punti, se si riduce del 30% il sanguinamento gengivale con una pulizia profonda delle tasche gengivali e una corretta igiene orale, professionale e domiciliare”. “Lo studio riportato dal rapporto congiunto SIdP e SIIA ha considerato 100 pazienti ipertesi con malattia della gengive: 50 sottoposti a igiene sopra e sottogengivale cioè a pulizia profonda delle tasche e igiene orale professionale, e gli altri 50 del gruppo di controllo sottoposti solo a una semplice pulizia superficiale – spiega Davide Pietropaoli, autore dello studio, coordinatore della Guida pratica SIdP SIIA e ricercatore all’Università dell’Aquila – “Trascorsi due mesi, nel gruppo test di igiene sopra e sotto gengivale, il trattamento paradontale ha determinato un beneficio di 11 punti in meno della pressione arteriosa, con un’efficacia maggiore del doppio della dieta iposodica”.