L’Aquila, Festival della Partecipazione. Finanziamento pubblico ai partiti ed evoluzione della cittadinanza democratica

Finanziamento pubblico ai partiti ed evoluzione della cittadinanza democratica

Se ne discute nell’ultima giornata del Festival della Partecipazione a L’Aquila

Finanziamento pubblico sì, purché regolato, controllato e rendicontato. E’ quanto emerso nel corso del dialogo pomeridiano tra Roberta Lombardi, deputata del Movimento 5 Stelle, e Alfio Mastropaolo,  docente di Democrazia e partecipazione politica all’Università di Torino. Lombardi e Mastropaolo, moderati dall’ex ministro Fabrizio Barca, hanno affrontato il tema dell’utilità del finanziamento pubblico ai partiti nell’ambito del fitto programma dell’ultima giornata del Festival della Partecipazione.

“Oggi i partiti forniscono prestazioni scadenti. Se non li finanziamo rischiamo che comandino solo i ricchi. Per questo servono fondi pubblici. La soluzione è imperfetta,  ma possiamo provare a immaginare come contenere i danni. Devono vivere – non scialare – con finanziamenti ragionevoli. Ci vogliono tetti alle spese elettorali, una vigilanza severa e rigorosa su come i soldi sono spesi. Niente impedirebbe di affidare alla Corte dei Conti il monitoraggio dei rendiconti. Le forme utilizzate attualmente non garantiscono nulla di tutto questo”, ha spiegato Mastropaolo. La Lombardi, pur essendo contraria a forme di detrazione e finanziamento statale, ha ricordato come in altri paesi europei esistono esempi virtuosi e ha raccontato i primi risultati della difficile scelta pentastellata: “Il M5S ha scelto una forma di micro-finanziamento privato dedicato a progetti specifici. Sui singoli progetti chiediamo anche solo un euro proprio per evitare influenze e per innescare, invece, un meccanismo di responsabilità nella spesa delle risorse pubbliche”.  Il dialogo ha toccato anche i temi delle donazioni e del 2 per mille, ipotizzando un rimborso per voti, regolari e certi affinché i partiti possano tornare a essere i veri garanti, “bastioni della difesa dell’uguaglianza e strumenti di agibilità democratica”, ha concluso Mastropaolo.

Restaurare e reinventare la cittadinanza è stato il tema della lectio magistralis tenuta da Giovanni Moro, responsabile scientifico di Fondaca, questa mattina protagonista all’Auditorium del parco.

“La cittadinanza è fenomeno complesso e ambivalente, fatto istituzionale e sociale, status giuridico e pratica, individuale e collettiva, include ed esclude, è uno strumento di integrazione ma anche generatrice di conflitti. È fatta di regole e valori, poteri e responsabilità, ha una dimensione pubblica e privata, discende dallo stato ma anche dai cittadini. Purtroppo non funziona più – ha sottolineato Moro – Ha prodotto tantissimi risultati, ma non va più. Le conseguenze sono: incertezza, conflitti, paradossi. Accanto a questa evidente crisi del paradigma della cittadinanza democratica, ci sono sviluppi inattesi, fenomeni emergenti. L’attivismo civico contribuisce all’attuazione, al restauro e alla reinvenzione della cittadinanza democratica: si definiscono nuovi standard della cittadinanza comune, si rafforza il legame critico con le istituzioni, si incorporano diversità nella identità, si contribuisce a costruire una comunità di destino, si introducono nuovi diritti, si estende la struttura delle opportunità di partecipazione”.

Sempre in mattinata, a Palazzo Fibbioni, Don Gino Rigoldi assieme a Massimo Ciampa e Nicola Conti, rispettivamente segretario generale e responsabile organizzazione e progetti di Mediafriends, e a Beatrice Costa, direttrice programmi Action Aid, hanno presentato “A regola d’arte”, un progetto di integrazione sociale attraverso la musica e il rugby, rivolto agli studenti delle scuole elementari e medie e ai ragazzi dei centri di aggregazione giovanile. Al Festival della Partecipazione è stato annunciato che il progetto, partito dai quartieri difficili di Milano, sbarcherà all’inizio del nuovo anno scolastico anche all’Aquila, proprio grazie alla collaborazione con ActionAid.

“L’obiettivo del mio lavoro nelle carceri e in questo progetto non è quello di giudicare i giovani ma di lavorare assieme a loro per capire come si ricomincia dopo un percorso di vita complicato . A loro diamo qualcosa di bello da fare, qualcosa con cui misurarsi, in cui riuscire, sentirsi utili e così andare avanti” ha detto Don Gino Rigoldi.  

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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