Tercas, il Tribunale Ue dà ragione all’Italia

Il Tribunale dell’Unione Europea ha dato ragione all’Italia e torto alla Commissione Europea, che aveva considerato come aiuto di Stato l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) a copertura del deficit patrimoniale di Tercas, intervento grazie al quale la Banca Popolare di Bari nel 2014 aveva partecipato al salvataggio della Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, che si trovava dal 2012 in amministrazione straordinaria, sottoscrivendone il relativo aumento di capitale. La ricapitalizzazione di Tercas fu resa possibile dall’intervento del Fitd: nel 2014, dopo aver verificato la convenienza economica dell’intervento a favore di Tercas rispetto al rimborso dei depositanti, il Fitd ha deciso di coprire il deficit patrimoniale diTercas e di concedergli determinate garanzie, misure che sono state approvate dalla Banca d’Italia. La Commissione ha quindi aperto un’indagine approfondita per i dubbi quanto sulla loro compatibilità con le norme dell’Unione in materia di aiuti di Stato. Con decisione del dicembre 2015, la Commissione è poi giunta alla conclusione che le misure costituivano un aiuto di Stato dell’Italia a favore di Tercas. L’Italia e il Fitd, sostenuto da Bankitalia, hanno fatto ricorso al Tribunale Ue contro la decisione dell’esecutivo Ue. Il Tribunale ha annullato la decisione della Concorrenza, in quanto “quest’ultima ha erroneamente ritenuto che le misure a favore di Tercas presupponessero l’uso di risorse statali e fossero imputabili allo Stato”.

Per essere considerata ‘aiuto di Stato’, osservano i giudici di Lussemburgo, una misura deve essere imputabile allo Stato ed essere concessa attraverso risorse statali. Per quanto riguarda l’imputabilità dell’aiuto allo Stato, secondo il Tribunale la Commissione “non disponeva d’indizi sufficienti per una siffatta affermazione”. Al contrario, “esistono nel fascicolo numerosi elementi che indicano che il Fitd ha agito in modo autonomo al momento dell’adozione dell’intervento a favore di Tercas”. Per i giudici, il mandato conferito al Fitd dalla legge italiana riguarda esclusivamente il rimborso dei depositanti (per la quota entro i 100mila euro): al di fuori di questo ambito, il Fondo “non agisce in esecuzione di un mandato pubblico imposto dalla normativa italiana”. Pertanto, gli interventi in favore di Tercas hanno “una finalità diversa da quella derivante da detto sistema di garanzia dei depositi in caso di liquidazione coatta amministrativa e non costituiscono l’esecuzione di un mandato pubblico”. Il Tribunale osserva, poi, che la Commissione “non ha dimostrato il coinvolgimento delle autorità pubbliche italiane nell’adozione della misura in questione”. Il fatto che gli aiuti siano stati autorizzati dalla Banca d’Italia, osservano ancora i giudici di Lussemburgo, non basta per imputarli allo Stato italiano. Per quanto concerne infine la condizione riguardante il finanziamento dell’intervento mediante risorse statali, il Tribunale Ue conclude che la Commissione “non ha dimostrato che i fondi concessi a Tercas a titolo dell’intervento di sostegno del Fitd fossero controllati dalle autorità pubbliche italiane”. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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