Calzature, nel 2021 crescita del 21 per cento

Nel 2021 il giro d’affari delle aziende produttive calzaturiere italiane (170 società con un fatturato superiore a 10 mln di euro) evidenzia una ripresa a “V” a 9,5 miliardi di euro, +21% sul 2020, con un risultato ancora inferiore a quello del 2019 (-6%). Così ’Area Studi Mediobanca che presenta il primo report sul settore calzaturiero, in occasione del Micam, salone internazionale delle calzature, che si terrà a Milano dal 13 al 15 marzo 2022.Lo scenario di un ritorno ai livelli pre- crisi atteso nel 2022 è attualmente compromesso dal conflitto Russia-Ucraina, con forti ricadute sui prezzi dell’energia e delle materie prime e sui flussi commerciali verso Russia eUcraina. Le esportazioni verso la Russia rappresentano una percentuale contenuta del totale del settore calzaturiero (2,7%), ma le sanzioni potrebbero limitare la spesa dei consumatori russi, in particolare gli High Net Worth Individuals interessati soprattutto alle calzature di lusso.

Nel 2021 le imprese del segmento di alta gamma hanno reagito meglio (+32%) rispetto a quelle che operano nella fascia più economica (+13%), arrivando a sfiorare i livelli pre-crisi (-2% sul 2019). Il 2021 chiude con una progressione anche degli investimenti che dovrebbe attestarsi al +15% sul 2020, anche in questo caso più accentuata per le aziende di alta gamma (+26%) rispetto a quelle di fascia mass market (+10%).Nel 2020 le 170 aziende produttive calzaturiere italiane (che rappresentano il 73% del totale nazionale quanto a fatturato secondo dati Istat) hanno sviluppato un giro d’affari pari a 7,8 miliardi di euro (-22,4% sul 2019 e -20,9% sul 2018), impiegando oltre 46mila dipendenti (-1,5%sul 2019 e +0,5% sul 2018). A soffrire meno della media del settore, le calzature di sicurezza per uso professionale (-9,1%), quelle sportive (-11,2%), da bambino (-12,3%), le pantofole (-13,8%) e la componentistica (-15,3%). Maggiore resilienza per le medie imprese il cui fatturato segna un calo inferiore (-18,7%) rispetto alle piccole (-20,9%) e alle medio-grandi (-25,7%),confermando la migliore performance e flessibilità di questa classe dimensionale. L’impatto della crisi è stato più evidente per le aziende a controllo italiano rispetto a quelle a controllo estero (-23,4% vs -17,2%)

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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