Lavori domestici, il 51,8 % è in nero

Sono 1,85 milioni i lavoratori domestici in Italia, 894mila con contratto regolare (48,2%), 961mila (51,8%) pagati in nero. Sono le stime del quinto Rapporto Domina 2023 sul lavoro domestico che sarà presentato a fine gennaio al Senato, i cui numeri principali sono stati anticipati dal segretario generale Lorenzo a Radio24 nel corso della trasmissione L’economia delle piccole cose. Dati da cui emerge che ancora più della metà di colf, badanti e baby-sitter lavorerebbero senza contratti regolari.

Una spesa per le famiglie che si è aggirata secondo gli ultimi dati attorno ai 14,3 miliardi di euro, per un contributo che si stima attorno all’ 1% del pil. Ma la componente regolare si ferma a 6,6 miliardi. Dall’altra parte, il risparmio per lo Stato in assistenza, tra asili nido e cura degli anziani, si aggira attorno agli 8,8 miliardi di euro “grazie alla spesa delle famiglie”, spiega Gasperini, “perché il lavoro domestico non conosce crisi”. Due milioni di persone in Italia sono datori di lavoro domestico.

Un mito da sfatare che i lavoratori domestici siano solo stranieri. La prima nazionalità rappresentata è quella italiana con circa il 30%, e “specialmente al Sud abbiamo attorno al 60% di lavoratori italiani nel lavoro domestico. Anche a livello nazionale, se 7 su dieci sono stranieri, quella italiana resta la nazionalità più rappresentata”, dice ancora Gasperini a Radio24. Tra i paesi di origine dei lavoratori domestici censiti dall’edizione 2023 del Rapporto Domina 131.387 provengono dalla Romania (21,1%), 91.254 dall’Ucraina (14,7%), 65.715 dalle Filippine (10,6%), 37.333 dal Perù (6,0%), 35.113 dalla Moldavia (5,6%).

Attualmente una famiglia italiana che vuole assumere una baby-sitter perché non trova posto al nido, o, all’opposto, ha bisogno di una badante, può portare in deduzione solo i costi dei contributi per circa 1.500 euro. Ma la spesa complessiva si aggira attorno ai 17mila euro all’anno. Se avessimo la possibilità di portare in deduzione la retribuzione, equivarrebbe a dare un assegno, un aiuto concreto alle famiglie. E, al contempo, ci sarebbe tutto l’interesse a regolarizzare, con un guadagno per le casse dello Stato”, sottolinea il segretario generale Domina.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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