di Angelo Orlando*
La politica abruzzese sembra essere estremamente esperta in operazioni di distrazione di massa.
Dopo mesi passati a consumare una bagarre sui conti decisamente non lusinghieri delle ASL abruzzesi, sulla scena dominano la maggioranza-con le nomine-e la minoranza-con i fondi a pioggia-e, all’improvviso, scende un assoluto silenzio, forse sperando che il caso, automaticamente e autonomamente, risolva quello che la politica non riesce neppure a leggere.
Intanto è certamente originale definire “risanamento” i cosiddetti piani di razionalizzazione presentati dai Direttori generali delle Asl, perché nell’ “azienda” “razionalizzare” significa fondamentalmente “tagliare”, e questo dovrebbero
saperlo quei baldi “inquisitori” che hanno espresso “parere favorevole con osservazioni”, probabilmente dimenticando il significato di “vincolante” e, addirittura, prendendo atto “dell’assenza di un’esplicita dichiarazione di
sostenibilità del piano di razionalizzazione da parte del Dipartimento…”! Peccato, perché, seguendo una tradizione tardo-gesuitica diffusa anche nelle Commissioni Bilancio in Parlamento, avrebbero potuto addirittura esprimere
“parere non ostativo”! Ancora, in una “azienda”, chi presenta risultati negativi a consuntivo a fronte di ottimismo preventivo continua a riscuotere la fiducia dell’azionista di maggioranza che lo ha scelto?
Se sì, perché?
Chi è responsabile della non realizzazione del percorso attuativo di certificabilità
-PAC-, l’unico modo per tenere i conti sotto controllo?
Chi è in grado di spiegare perché non esiste la possibilità di un allineamento
funzionale tra i conti trimestrali del Ministero della Salute, le risultanze dei Tavoli di
monitoraggio, i bilanci e i conti della Gestione Sanitaria Accentrata e delle singole
Asl?
Oggi Gimbe fa notare a tutti i responsabili della gestione della sanità abruzzese
che oltre 120.000 cittadini rinunciano alle cure.
A questo, qualcuno è in grado di aggiungere una quantificazione di quello che
spendono per curarsi, l’out of pocket, quelli che possono?
La politica sa che in Abruzzo-dichiarazioni 2023-anno di imposta 2022- 449.441
lavoratori dipendenti e pensionati hanno pagato circa 200 milioni di addizionale
Irpef regionale, mentre tutti gli altri non arrivano a 81 milioni?
Ricorda che, in 86 comuni della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 241.475 residenti su
371.975 godono, come 90.146 residenti su 287.151, in 70 comuni della Asl
L’Aquila-Avezzano-Sulmona, del “camper della salute” mentre nelle aree
urbanizzate si gode di qualcosa di certamente diverso e migliore?
E’ morale la presenza di una sanità “diseguale” nella nostra regione?
È possibile scindere la valutazione della quantità finanziaria da quella della qualità
del servizio?
Ancora, la politica sa che, a proposito dei costi per i livelli essenziali di assistenza,
ad esempio, negli anni 2019-2022 non è stata rispettata la suddivisione: 5%
prevenzione collettiva, 51% assistenza distrettuale, 44% assistenza ospedaliera,
incrementando la spesa ospedaliera:
2019 + 103.695.346 ,
2020 + 94.364.879,
2021 + 118.814.000,
2022 + 71.600.000,
sottraendo fondi sia alla prevenzione collettiva sia all’assistenza distrettuale?
Ma da che cosa nasce tutto questo marasma?
Da quel peccato poco originale!
Ecco i numeri che raccontano la storia del peccato:
La causa scatenante della libido peccaminosa? Le aziendalizzazioni violate !
– Peccare in pensieri : tornate, per un attimo, alle pagine dei quotidiani dei primi
mesi del 2009, i primi mesi della nuova giunta Chiodi- CDX- e troverete la
traduzione di perplessità per quanto riguarda l’aziendalizzazione dei P.O. di
Chieti e L’Aquila, aziendalizzazione avviata nel 2004 dal Governo Berlusconi,
richiesta dal Governo Prodi nel marzo 2007 e calata nel Piano Sanitario
2008-2010.
– Peccare in parole : dopo un profluvio di interviste e dichiarazioni, il testo
esemplare, comunque, è la pagina 16 del resoconto integrale della seduta del
Consiglio Regionale del 22 settembre 2009.
Qui interviene l’Assessore Venturoni che, dopo aver lamentato il fatto che le
Conferenze di Area Vasta previste dal Piano sanitario non erano mai state istituitema
il Consiglio dal 14 luglio 2008 era in regime di prorogatio e non poteva far
nulla- dichiara: “… ho fatto fare ( conti) alla Kpmg per l’ospedale Santissima
Annunziata di Chieti, ebbene a fronte di incassi di 72 milioni di euro, oggi la Asl di
Chieti spende per funzionamento di Colle dell’Ara 136 milioni di euro, il doppio.
Quindi, mi sapete dire oggi come fa quell’ospedale a essere azienda scorporata e
fallisce…”.
Viste le cifre citate dall’Assessore perché i nostri prodi inquisitori non hanno
chiesto ai Direttori Generali costi e ricavi di tutti i presidi ospedalieri negli ultimi
cinque anni, oltre alle dotazioni di organico?
Nessuno si è accorto che, guardate ancora la tabella, 24.000.000 li hanno
generosamente offerti Ortona, Guardiagrele e dintorni? Meditate!
Continuiamo con i peccati.
– Peccare in opere: facile individuare la colpa, un emendamento “intruso e
illegittimo”, logicamente incoerente con il testo della l.r.5/2008 trasformato
nell’articolo 5 della l. r. 17/2009!
– Peccare in omissioni:
1) l’11 settembre 2008, il Governo – Berlusconi, on. Meloni, Ministro della
Gioventù- applicando l’art.120, comma 2, della Costituzione, nomina un
Commissario ad Acta per la sanità, privando il Consiglio della potestà
legislativa in materia sanitaria. Perchè la Regione non rispetta quel dettato
costituzionale?
2) La sentenza della Corte Costituzionale 2/2010, che dichiara incostituzionali
alcune norme della l. 14/2008 della Regione Lazio, impugnate dal Governo,
dimostra che una Regione commissariata in sanità non può legiferare in
materia. Perché il Governo, sempre Berlusconi, non ha impugnato l’articolo 5
della l.17/2009 della regione Abruzzo, articolo che istituiva, peraltro
maldestramente, le ASL provinciali in assenza di potestà legislativa?
3) Perché il Commissario ad Acta non ha fatto sentire la sua voce, anche
considerando che – vedi Bura 51 Speciale del dicembre 2009- ad agosto aveva
approvato, pur con osservazioni, i Piani industriali delle allora 6 ASL
abruzzesi ?
Quanto alla ripartizione dei fondi per le Asl si tiene conto dei nuovi criteri
intervenuti con l’accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2022, visto che “in
particolare, dal 2023, al criterio capitario, parzialmente pensato per tenere conto
dell’influenza dell’età sui consumi sanitari, sono stati affiancati altri parametri,
ovvero la mortalità e alcuni indicatori delle condizioni socio-economiche” (Nota
dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio)?
Ora, dopo anni ci si accorge che la configurazione territoriale delle ASL provinciali
di Chieti e L’Aquila non è compatibile con le quote di fondi assegnati.
Dobbiamo, allora, pensare di sostituire la vecchia quota capitaria con una
immaginifica e avveniristica quota chilometroquadrataria?
Pensate, poi, che il Governo regionale, da oltre un anno, sta silenziosamente
sviluppando sondaggi con i Tavoli nazionali per verificare la possibilità di riproporre
aziendalizzazioni, sia pure, dicono, “miste”, in ossequio ad uno sperimentato, in
Abruzzo, metodo in sanità da ben 15 anni, il classico metodo “ per tentativi ed
errori”!
Se avete dubbi, ripercorrete la storia partendo dai mitici DCA 44 e 45/2010 del duo
Chiodi-Baraldi, così scoprirete che un algoritmo può stabilire anche per quanti
giorni un manto nevoso resiste a Guardiagrele!
Ora, il problema dell’incontrollabilità del debito finanziario e degli effetti dei piani di
“razionalizzazione” è un problema esclusivamente finanziario, oppure è un
problema squisitamente etico?
Alla fine, un banale problema di trasparenza: perché non si pubblicano in tempo
reale sul sito della Regione i verbali trimestrali del Tavolo di monitoraggio?
*Insegnante, viene eletto al Senato della Repubblica nel 1994 nelle file di Rifondazione Comunista e per la XII legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro e di quella Agricoltura. Successivamente è per due mandati consigliere regionale in Abruzzo sempre per il PRC.
Impareggiabile analisi. La ripetizione di una descrizione della metodologia in atto nella sanità abruzzese che porta al ripetuto tonfo nei debiti. Rilevare quello che avviene, rispetto alle maggiorazioni Irpef, è pratica antica, ma non educativa