di Alessandro D’Ascanio*
Immancabili, come la puntuale sortita delle lumache dopo la pioggia autunnale, gli strali preventivi e di maniera di un certo vetero-ambientalismo di complemento, di stanca radice urbana, sedicente depositario dei dogmi della tutela della natura a rimbrotto dei volgari Sindaci, abietti cementificatori di provincia, annuncianti il progetto del “Ponte Celestino”, a collegamento dei territori contermini dei Comuni di Roccamorice e Lettomanoppello.
Critiche tanto astratte, pregiudiziali e semplicistiche – chiaramente raccolte e amplificate dalle “pattumiere social” tanto in voga nel tempo presente – da rasentare la sostanziale ignoranza geografica dei termini della questione e da indurre anche l’interlocutore più versato alla contesa all’abbandono del campo per manifesta inconsistenza intellettuale dell’avversario.
E tuttavia, stante il mandato ricevuto dai nostri cittadini e anche per un’esigenza veramente impellente di pulizia concettuale del dibattito, sarà necessario armarsi di santa pazienza e provare ad argomentare.
Innanzitutto, ancora una volta, questa fuffa ostruzionistica origina da una visione distorta e scolastica della Maiella, propria di frequentatori della domenica atti a considerarla il pratone dove far orinare il proprio cagnolino di razza dopo l’abbuffata in trattoria.
La Maiella come Eden incontaminato, regno della natura selvaggia dove non esiste traccia dell’uomo, dei suoi insediamenti, delle sue infrastrutture stradali di secolare esistenza e, pertanto, oasi assoluta del diniego, del divieto perentorio e d’ufficio di qualsivoglia attività manutentiva, o realizzativa, a prescindere dal suo contenuto, dalle sue forme, dalle sue finalità.
Solo un approccio di tal fatta può consentire di sostenere che il Ponte Celestino collegherà la Maiella e il Morrone (ma perché non anche il Gran Sasso !?!), o aprirà nuove strade per gli impianti sciistici, o altre amene inesattezze di tale pacchiana assurdità.
Ora fornirò una notizia sconvolgente per le candide orecchie del piccolo mondo verde antico: sulla Maiella esistono strade, chilometri e chilometri di strade, costruite dai nostri avi a testimonianza tangibile di un insediamento umano, non soltanto abitativo, agricolo o pastorale, che risale nel tempo e che restituisce visivamente una stratificazione di paesaggio umano eccezionale.
Ed è qui che si colloca, o signori, il progetto di costruzione del Ponte Celestino, con la precipua e normativamente consentita funzione di connessione di due arterie statali esistenti (l’una che congiunge Scafa-Lettomanoppello-Passo Lanciano e l’altra che collega Scafa-San Valentino-Caramanico Terme) per il tramite di un salto di rango della viabilità trasversale e la previsione del Ponte nel punto di connessione dei due versanti.
Un’opera dunque volta, in primo luogo, all’ammodernamento funzionale di un rete stradale già esistente, per aumentarne il suo tasso di sicurezza e di percorribilità, per concretizzare il diritto alla mobilità delle comunità insediate, che non è inferiore a quello delle realtà di valle, per meglio distribuire i flussi veicolari di accesso alla montagna anche con funzione deflattiva degli ingorghi, per una connessione trasversale migliore delle aree di pregio della Maiella in un’ottica di offerta turistica integrata.
Non un nuovo asse di penetrazione capriccioso verso l’area protetta dunque, ma un’opera di razionalizzazione dell’esistente e anche di qualificazione del tratto stradale specifico: vetusto, pericoloso, franoso e osceno dal punto di vista paesaggistico, con un anello d’acciaio in pieno vallone che ostruisce e limita il regolare deflusso delle acque torrentizie.
Naturalmente, la fisiologia del procedimento amministrativo dell’appalto integrato, il ruolo insostituibile degli enti preposti alla tutela – al netto delle difficoltà derivanti dalle incongruenze della illogica perimetrazione originaria del Parco – la qualità della progettazione, la giusta cantierizzazione, la necessaria riclassificazione delle strade consentiranno di fugare dubbi e risolvere le questioni puntuali connessi all’opera.
In una parola, un largo sì agli approfondimenti di merito, un netto no ai fumosi dinieghi preventivi e ideologici!
* Sindaco di Roccamorice