La cultura si configura come un bene di lusso: sono gli appassionati altospendenti a non rinunciarvi e si accresce così il divario tra chi può spendere in cultura e chi no. La conseguenza è che aumenta la spesa media tra chi consuma ma diminuiscono i consumatori complessivi. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Cultura Italia -Confcommercio sui consumi culturali degli Italiani, realizzato con Swg.
Il report evidenzia che rispetto al settembre 2023 la spesa è passata da 83,2 euro a 94,6 euro. Tra i fattori che condizionano il livello di consumo, ci sono l’insoddisfazione rispetto all’offerta culturale in alcune aree del paese, come il Sud e Le Isole, e l’età dei partecipanti agli eventi; infatti i giovani (18-34 anni) prediligono le attività all’aperto mentre la popolazione più anziana si orienta verso attività culturali più tradizionali. In generale la tendenza dei consumatori è quella di concentrarsi e spendere cifre più alte per attività specifiche come la musica, il cinema, la lettura e le attività culturali più tradizionali. In questo quadro si assesta la quota di lettori di libri cartacei e cala la lettura dei quotidiani: dal 2021 al 2024 la lettura di libri cartacei ha guadagnato sei punti percentuali, passando dal 69% al 75%, e riguadagnando così terreno rispetto alle situazioni precedenti.