I fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi in 10 anni

Negli ultimi 10 anni i fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi, pari al 20%. E’ quanto emerge dal documento promosso dalla Commissione Europea, la cui pubblicazione e’ prevista in marzo.

I dati sono ripresi anche dalla rivista Nature sul suo sito, che rileva come la ricerca scientifica sia completamente esclusa dal dibattito elettorale e che i ricercatori temono ulteriori tagli di budget, qualunque possa essere l’esito delle consultazioni. Sempre negli ultimi 10 anni, si legge nel documento, il budget delle universita’ italiane e’ calato di circa un quinto, con una perdita pari a un milione di euro. Si sono ridotti inoltre sia il numero dei docenti nelle universita’ (-20%) sia il finanziamento degli enti pubblici di ricerca (-9% in termini reali). La spesa pubblica per il settore dell’istruzione universitaria e’ ferma allo 0,4% del Pil, al di sotto della media europea, che e’ dello 0,7%. L’Italia in questi ultimi 10 anni di crisi ha perso gravemente attivita’ economiche, industriali e di ricerca, ed e’ andata indietro nell’innovazione e nella ricerca pubblica, in particolare con i tagli ai finanziamenti e al personale universitari. Un piccolo rimbalzo si è verificato con gli incentivi all’industria 4.0, ai macchinari e ai soggetti di ricerca. Il rapporto in effetti valuta, sebbene manchino stime ufficiali, che siano circa 50 mila i ricercatori italiani gia’ occupati all’estero. Per invertire la tendenza e attirare studiosi dall’estero, il Programma nazionale per la ricerca del quinquennio 2015-2020 prevede tre finanziamenti di circa 520 milioni di euro nel periodo 2017-2020. Sempre Nature nei giorni scorsi ha pubblicato la petizione di un gruppo di 69 scienziati italiani che invita i candidati alle elezioni a portare i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. La petizione ha raggiunto le 200.000 firme.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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