Inail, in Italia ci sono 2,3 milioni di lavoratori stranieri

In Italia ci sono 2,3 milioni di lavoratori stranieri. Di questi il 42% è composto da donne, spesso occupate in attività particolarmente pesanti che li espongono a rischi maggiori per la salute e la sicurezza: è quanto emerge da un Report Inail sui lavoratori stranieri secondo il quale per questi lavoratori i salari in media sono più bassi di quelli degli italiani. Circa un terzo è sovraqualificato (ha un titolo di studio più alto rispetto all’attività che svolge) rispetto a un terzo della media tra gli italiani.

La loro occupazione – si legge – è caratterizzata da una scarsa mobilità tra i vari comparti: nazionalità e genere restano infatti gli stessi anche dopo molti anni di servizio, indipendentemente dal titolo di studio. Pur contribuendo in modo significativo al sistema produttivo nazionale, in molti casi si trovano in situazioni di irregolarità, incertezza e sfruttamento lavorativo. Il 42,4% degli uomini è occupato nell’industria e nelle costruzioni, il 38,2% delle donne nei servizi domestici e di cura. Manovali, braccianti, camerieri, facchini, trasportatori, addetti alle pulizie sono le professioni più frequenti (63,8% degli stranieri in professioni non qualificate o operaie, contro il 31,7% degli italiani). Le denunce di infortunio dei lavoratori stranieri nel 2021, in controtendenza rispetto al calo complessivo dell’1,4% sono aumentate del 3,1% rispetto all’anno precedente, da 99.545 a 102.658. Oltre il 78% ha riguardato i lavoratori non comunitari (+8,4% rispetto al 2017) e la quota rimanente quelli dell’Unione europea (-13%). I casi mortali denunciati complessivamente nel 2021 per italiani e stranieri sono stati 1.400 (+18,5% sul 2017) . L’incremento ha riguardato sia i lavoratori italiani (+201 casi, da 988 a 1.189) sia gli stranieri (+18, da 193 a 211). Rispetto ai 1.695 decessi denunciati nel 2020 il numero è in calo sia tra gli italiani (-263) sia tra gli stranieri (-32). Prendendo in considerazione il quinquennio 2017-2021, emerge che gli infortuni denunciati dei nati all’estero, sia per il genere maschile che femminile, stanno ritornando ai livelli ante pandemia. Oltre la metà delle denunce (53%) riguarda i lavoratori delle attività manifatturiere, della sanità, del trasporto e magazzinaggio e delle costruzioni, mentre le professioni più coinvolte sono quelle dei facchini, dei conduttori di mezzi pesanti, dei muratori in pietra e mattoni, del personale addetto all’imballaggio e al magazzino e dei manovali nell’edilizia civile, che complessivamente raggiungono un terzo del totale dei casi denunciati, percentuale nettamente più alta di quella che si riscontra per gli italiani occupati nelle stesse mansioni (12,6%).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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