Intelligenza Artificiale, 8 comunicatori su 10 la usano già

Conoscenza e utilizzo molto elevati dell’IA tra i comunicatori e i relatori pubblici e attenzione focalizzata su veridicità delle fonti, copyright e bias di genere. Sono i primi significativi dati emersi dalla ricerca realizzata da Ferpi e Ipsos. “Il sondaggio su ‘I Comunicatori e l’IA’ nasce dall’esigenza di misurarsi su una prima serie di elementi concreti, insieme alle comunità professionali che sono probabilmente tra le realtà più esposte alla rivoluzione dell’IA nel mondo del lavoro e dei servizi», spiega Silvia Andreani, Client officer Ipsos e Responsabile dell’Osservatorio Metaverso, che ha curato la ricerca. Lo studio, con i dati raccolti durante l’estate di quest’anno, ha permesso di far luce sulle principali dinamiche dell’IA tra gli associati Ferpi. Nelle risposte sono maggiormente rappresentato le donne e i professionisti over 40, con una buona distribuzione nazionale e una prevalenza in Lombardia, Veneto e Lazio. Quello che si è riscontrato è un livello di conoscenza e utilizzo dell’intelligenza artificiale decisamente sopra le medie nazionali e un livello di fiducia molto alto nella utilità complessiva di questa tecnologia. Lo studio, tuttavia, ha evidenziato il tema ancora aperto dell’attesa di adeguamenti normativi, che si legano ad ogni tecnologia destinata ad avere un impatto sulla vita degli individui.La penetrazione di queste tecnologie nell’ambito delle pubbliche relazioni è estremamente elevata, tanto che la quasi totalità del campioneconosce ChatGpt (97%) ed è molto nota anche Midjourney (77%), mentre l’80% dichiara di averne utilizzata almeno una. Un dato molto superiore a quello di studi precedenti su campioni rsffrontabili. ChatGPT è l’applicazione più usata e circa uno su quattro del campione conosce solo questa app. Questo suggerisce che c’è ancora spazio per approfondire la comprensione di altre tecnologie ed evidenzia in parte una polarizzazione nel grado di familiarità con la tecnologia dell’IA: mentre alcuni associati sono all’avanguardia, una parte significativa si affida a un unico strumento. Peraltro il bassissimo ricorso a Bard (4%) indica una potenziale barriera nello sviluppo di una comprensione più ampia dell’IA generativa.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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