Istat, con la crisi Covid aumenta il divario tra Nord e Sud

La crisi scatenata dalla pandemia di coronavirus ha accentuato il divario tra le aree geografiche italiane. L’allarme e’ dell’Istat, secondo cui delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio combinato, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro Italia (Umbria). Le sei regioni classificabili a rischio basso si trovano invece tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento).

Nel Rapporto sulla competitivita’ dei settori produttivi, l’istituto di statistica sottoliea che aanche utilizzando come unita’ di osservazione i 610 Sistemi locali del lavoro (Sl) emerge una chiara dicotomia nel Paese: dei 245 Sl ad alta o medio-alta fragilita’, oltre tre quarti sono localizzati nelle regioni del Centro-Sud; tra queste ultime, Puglia, Campania e Basilicata si caratterizzano per un grado elevato di fragilita’, con punte massime in Calabria, Sicilia e Sardegna. Oltre che tra Nord e Sud del Paese, le analisi evidenziano una dicotomia tra grandi centri urbani – caratterizzati da una maggiore diversificazione delle attivita’ economiche – e le altre realta’ locali, a specializzazione piu’ elevata: indipendentemente dalla macro-ripartizione di appartenenza, le prime mostrano una fragilita’ di grado basso o medio-basso.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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