La Pubblica Amministrazione è sempre più social

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La tecnologia oggi più utilizzata per la gestione dei dati e l’erogazione dei servizi nella Pubblica amministrazione è il web che ha raggiunto una copertura del 100% in tutte le realtà organizzative, fatta eccezione per le Comunità montane e unione di comuni (98,2%) e per gli Enti pubblici non economici (98,8%) che non l’hanno ancora raggiunta.

Le cifre emergono dai risultati preliminari della rilevazione Istat legata al Censimento permanente delle Istituzioni Pubbliche con un focus sullo smart working. Di largo impiego (61% delle istituzioni) è la tecnologia social basata su strumenti comunicativi, il cui utilizzo si è intensificato nella fase pandemica per intrattenere i rapporti con l’utenza in forma immediata e interattiva. Si rileva una diffusione capillare presso Università (98,6%), Amministrazioni dello stato e organi costituzionali o a rilevanza costituzionale (91,2%), Giunte e Consigli regionali (85,0%) e Città metropolitane (78,6%). A seguire Aziende ed enti del servizio sanitario nazionale (69,8%), Province e Comuni, con un’incidenza del 65%. Meno diffusa la presenza sui social media delle Comunità montane e unioni di comuni (30,9/%) e degli Enti pubblici non economici (54,9%). Il ricorso diffuso allo Smart working da parte delle istituzioni pubbliche durante l’emergenza sanitaria ha richiesto l’introduzione o il potenziamento di servizi di cloud computing. Questi risultano più diffusi nelle amministrazioni pubbliche più attive nel fornire ai lavoratori la strumentazione e le competenze necessarie per lo svolgimento dell’attività lavorativa, ossia Amministrazioni centrali (82,4%), Giunte e Consigli regionali (87,5%), Università pubbliche (97,1%) e Città metropolitane (92,9%). All’opposto tali servizi sono meno diffusi tra gli enti pubblici non economici (37,0%) e i Comuni (43,0%), soprattutto quelli con meno di 5 mila abitanti (35,0%).

Anche con riguardo all’utilizzo delle applicazioni mobile, registrano una diffusione elevata solo le Università pubbliche (84,3%), le Amministrazioni dello stato e organi costituzionali o a rilevanza costituzionale (70,6%), Giunte e Consigli regionali (62,5%) mentre per altre istituzioni l’incidenza non supera il 30%. Un utilizzo più contenuto riguarda tecnologie digitali più avanzate come Internet of things-(Iot) e Big data che solo in casi molto specifici (Università pubbliche, Giunte e consigli regionali e Città metropolitane) presentano quote di diffusione significative. A livello territoriale non si rilevano differenze nell’utilizzo della tecnologia web, che supera il 99% in tutte le ripartizioni territoriali. L’utilizzo di tecnologie più avanzate, come il cloud computing e le applicazioni mobile, è più elevato nelle istituzioni che hanno la sede unica o centrale nelle regioni del Nord-est e del Centro, con valori superiori alla media nazionale in entrambi gli ambiti. Le altre tre ripartizioni fanno registrare valori inferiori alla media nazionale. Nell’uso di servizi di cloud computing emergono in particolare l’Emilia Romagna (57,2%) e il Veneto (55,5%); all’opposto si posizionano Abruzzo (33,9%), Piemonte (34,9%), Liguria (36,3%) e Sardegna (36,6%). La Provincia Autonoma di Bolzano spicca invece per l’utilizzo delle applicazioni mobile, con il 57,2% delle istituzioni che le utilizzano a fronte di una media nazionale del 30,1%. Al secondo posto nella graduatoria l’Emilia Romagna con il 39,3%, seguita da Lombardia (35,3%) e Lazio (33,3%) mentre agli ultimi posti si collocano Basilicata (17, 2%) e Molise (17,8%). Il Centro si distingue inoltre per la presenza sui social media, con quasi tre istituzioni su quattro che li usano per interagire con l’utenza. In particolare, spiccano le istituzioni pubbliche di Marche (74,7%), Toscana (72,7%) e Lazio (70,0%). Resta contenuto nelle istituzioni pubbliche italiane l’utilizzo della tecnologia Internet of things e dei Big data.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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