Il valore delle Terme di Caramanico, chiuse da cinque anni dopo il fallimento da 25 milioni di euro, scende a meno di 9 milioni di euro. Il giudice delegato Elio Bongrazio e i curatori Carlo Del Torto e Michele Pomponio hanno autorizzato l’ottava asta giudiziaria, con scadenza fissata al 3 febbraio 2026. I lotti in vendita sono due: il complesso termale con l’albergo Maiella, per un prezzo base di 3.755.441,06 euro, e il centro benessere La Reserve, offerto a 5.093.343,61 euro. L’avvio delle aste nel 2021 partiva da un valore superiore ai 15 milioni. I rilanci saranno possibili a partire da 50mila euro.
La lunga crisi economica e gestionale del polo termale continua ad avere ripercussioni sul paese, che conta sette alberghi e venticinque negozi chiusi, oltre alla perdita dei posti di lavoro legati all’impianto e all’indotto. Il Comune resta esposto per circa 2,5 milioni di euro e si trova in una situazione finanziaria critica.
Parallelamente all’asta immobiliare, procede con difficoltà anche il bando per l’affidamento ventennale della concessione delle acque sulfuree, inizialmente previsto al 20 novembre e ora prorogato al 27 febbraio 2026. La determina di Areacom n. 220 del 17 novembre, firmata dal direttore generale Donato Cavallo, evidenzia che non sono arrivate richieste di chiarimento né manifestazioni di interesse e che non è stata ancora perfezionata la vendita giudiziaria dei complessi immobiliari, condizione essenziale per la ripartenza delle attività.
Il sindaco di Caramanico, Franco Parone, ha definito l’esito prevedibile, ricordando che l’affidamento della concessione è strettamente legato alla conclusione delle procedure fallimentari, ferme alla settima asta andata deserta. Parone ha sottolineato l’assenza di indicazioni su un nuovo avviso di vendita, rilevando un ulteriore rallentamento dell’intero processo.
Critico anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Antonio Blasioli, che ha osservato come la nuova proroga comporti di fatto il rischio di rinunciare alla riapertura per la stagione 2027. Blasioli ha richiamato le motivazioni del differimento — l’assenza di richieste di chiarimento e la mancata vendita degli immobili — come segnali di una persistente incertezza gestionale, con effetti negativi sulle attività economiche e ricettive del territorio della Maiella.
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