Chiavaroli sulla violenza alle donne chiede certezza della pena

“Non basta agire sul rito ma gli autori devono riconoscere il reato che hanno commesso e il danno che hanno causato”. Lo ha detto il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, a Chieti, in occasione del convegno sul tema ‘La conoscenza non lascia lividi” svoltosi all’Universita’ d’Annunzio contro la violenza sulle donne, alla presenza di Lucia Annibali, l’avvocato di Pesaro sfregiata con l’acido dal suo ex, e il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. “Questa iniziativa e’ importante perche’ rivolta ai giovani, e’ un’iniziativa che ha un valore culturale e agisce sul piano della prevenzione”, ha detto Chiavaroli. Su quello che si potrebbe fare, “credo – ha aggiunto – che non basti agire sul rito perche’ le vittime non denunciano fondamentalmente per due motivi. Il primo e’ che non sanno dove andare, come vivere e quindi in questo vanno tutte le misure per sostenerle e supportale. E poi temono che prima o poi la persona autrice della violenza esca dal carcere senza aver fatto un lavoro su di se’: agire solo sul rito non serve ad evitare che le persone scontino tutta la pena in carcere. E’ un discorso molto tecnico pero’ una volta che la persona viene condannata a vent’anni di carcere bisogna avere la certezza che stia 20 anni in carcere e che in carcere faccia il reale percorso di cambiamento. E quindi credo che non sia sufficiente agire solo sul rito ma bisogna anche lavorare per evitare, per esempio, che gli autori di questi reati se non hanno realmente fatto un percorso, non possano godere dei benefici”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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