Accordo in Usa salva ZTE

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ‘salva’ ZTE raggiungendo un accordo con il colosso cinese delle telecomunicazioni, infliggendogli una multa da 1 miliardo di dollari, più altri 400 milioni in depositi di garanzia che saranno ‘sequestrati’ in caso di mancato rispetto dell’intesa. L’accordo consente di fatto a ZTE di restare in attività, ma le polemiche sono immediate: in Congresso c’è la levata di scudi ‘bipartisan’ con democratici e repubblicani che attaccano la decisione, convinti che non ci sia bisogno di concedere una seconda chance a ZTE, e soprattutto che il colosso cinese rappresenta una minaccia alla sicurezza nazionale. Nell’alta tensione fra gli Stati Uniti e la Cina finisce anche Google: parlamentari e senatori americani vogliono vederci chiaro sui rapporti di Mountain View – ma anche di Twitter – con Huawei, l’altro colosso cinese con il quale Facebook ha condiviso i dati di alcuni utenti. La decisione di Google di non rinnovare il contratto con il Dipartimento di Giustizia sull’intelligenza artificiale ha irritato la politica americana, che ora coglie l’occasione per ‘vendicarsi’ andando ad aumentare i problemi di Google, già nell’occhio del ciclone in Europa dove all’orizzonte di profila una nuova multa. L’accordo con ZTE è annunciato dal segretario al commercio Wilbur Ross, che spiega come gli 1,4 miliardi di dollari chiesti al colosso cinese si vanno a sommare alla multa da 892 milioni già comminata alla società nel 2017, portando il totale a 2,29 miliardi di dollari. L’intesa prevede un cambio del consiglio di amministrazione di ZTE e dei suoi manager.

”Monitoreremo da vicino il comportamento di ZTE. Se ci saranno ulteriori violazioni, saremo in grado di negare ancora una volta alla società l’accesso alla tecnologia americana” per un periodo di dieci anni, spiega Ross precisando che la multa comminata è ”la maggiore della storia” per il Dipartimento del Commercio. Il caso ZTE è un ”imbarazzo globale” per la Cina e ”non mi stupirei se Pechino prendesse misure sue sulla società” aggiunge Ross, osservando come il colosso è scivolato sulla normativa americana continuando a spedire illegalmente beni e tecnologie in Iran. Ross mette in evidenza come l’accordo non ha nulla a che fare con le trattative in corso fra Stati Uniti e Cina per un’intesa commerciale, ma le due partite appaiono strettamente collegate, come nei giorni scorsi ha sottolineato Trump. La rimozione del divieto di acquisti di tecnologie americane per ZTE e’ stata una delle priorità indicate da Pechino per le trattative commerciali. Le distanze comunque restano fra le due parti, con gli Stati Uniti che non vogliono però compiere alcun passo falso e far irritare la Cina prima del vertice fra Trump e il leader della Corea del Nord Kim Jong-un. I presunti dazi contro Pechino che Trump si e’ ripromesso di far scattare dovrebbe infatti arrivare, in mancanza di un accordo, il 15 giugno, dopo l’incontro di Singapore. Se dovessero scattare, gli Stati Uniti rischiano di trovarsi impegnati in una guerra commerciale su più fronti, sempre più isolati.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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