Confcommercio, al Sud cresce la preoccupazione per racket e usura

Le imprese del terziario di mercato al Sud percepiscono un peggioramento dei livelli di sicurezza, maggiore che nel resto d’Italia. L’usura resta il fenomeno criminale piu’ diffuso secondo il 30% delle imprese (il 27 a livello nazionale). In particolare, la percentuale di imprenditori preoccupati per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e racket nella zona in cui operano e’ del 19,1%, dato superiore alla media nazionale pari al 17,7%. Ma l’analisi offre anche un dato importante: di fronte a fenomeni di usura e racket, il 66,7% delle imprese del Sud ritiene che si debba sporgere denuncia (un valore ampiamente superiore alla media nazionale del 58,4%). Sono alcuni dei dati che emergono dal report nazionale sull’usura, presentato a Roma in occasione della Giornata nazionale di Confcommercio “Legalita’, ci piace”. Un focus della ricerca del centro studi di Confcommercio ha riguardato anche il decoro urbano e la qualita’ della vita. Il 20% delle imprese del Sud e Isole ritiene che nell’ultimo biennio la qualita’ della vita nel centro urbano sia peggiorata, la media nazionale e’ del 19,9%. Quanto al degrado urbano, il 45,3% degli imprenditori del Sud ritiene degradati i centri di piccole dimensioni (comuni con meno di 10.000 abitanti), un dato decisamente superiore a quello nazionale pari al 27,9%. Rispetto ai centri piu’ grandi (comuni con piu’ di 10mila abitanti), il 54% delle imprese del Sud considera degradate le periferie (il dato nazionale e’ pari al 47,1%) e il 33,3% giudica degradati i centri storici (il dato nazionale e’ pari al 21,6%).

“Da noi c’e’ piu’ consapevolezza del fenomeno – spiega Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio con incarico nazionale per la legalita’ e la sicurezza – e di conseguenza la denuncia alle forze dell’ordine viene percepita come un’esigenza imprescindibile per arginare questo fenomeno, che ha un costo elevatissimo per l’economia legale (31 miliardi l’anno, a livello nazionale, per commercio e pubblici esercizi). Possiamo calcolare che almeno 2.500 – 3.000 imprese rischiano di essere “assorbite” da chi, attraverso l’usura e l’estorsione, cerca di approfittare del livello di grave difficolta’ delle aziende dei settori piu’ colpiti. Lo Stato puo’ e deve fare di piu’, per le categorie che hanno subito i colpi piu’ duri della crisi, senza poter contare su sostegni adeguati e veloci. Occorre eliminare gli ostacoli che si frappongono fra gli imprenditori e il diritto al credito, per assicurare liquidita’ alle imprese e garantire loro di andare avanti e recuperare i livelli di fatturato pre Covid”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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