Sanità, l’Abruzzo tra il nono e 17mo posto per le reti tempo-dipendenti

L’Abruzzo oscilla tra il nono e il quartultimo posto tra le regioni d’Italia classificate per le reti ospedaliere tempo-dipendenti (nello specifico cardiologia d’emergenza, ictus e emergenza-urgenza), ossia le strutture per patologie le cui conseguenze sulla vita sono strettamente determinate dagli interventi sanitari più repentini dall’insorgere dei sintomi. E’ quanto emerge dalla terza “Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo-dipendenti” dell’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. L’indagine, presentata oggi, è condotta nel 2023, analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022. La regione Abruzzo, dunque, ha formalizzato le Reti Tempo-Dipendenti; tuttavia, non è stato approvato il Piano di Rete e relativo sistema di monitoraggio e indicatori specifici per valutare i meccanismi organizzativi delle Reti e non è stato previsto un finanziamento dedicato. Sono stati formalizzati i principali Pdta (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) regionali da implementare nelle reti. La Regione ha integrato i percorsi delle Reti Td con le strutture territoriali previste dal DM 77/2022 per i cambiamenti di setting assistenziale. Nello specifico, l’Abruzzo, per quanto riguarda la rete cardiologica è al tredicesimo posto, dopo la provincia autonoma di Trento e prima della Basilicata. Per la rete ictus invece la regione è quintultima, tra Sicilia e Sardegna. Infine per la rete emergenza-urgenza, l’Abruzzo è al quartultimo posto, tra Sicilia e Valle d’Aosta.

La Rete cardiologica per l’emergenza funziona meglio in tre Regioni: Lazio, Liguria e Marche. Performance buone anche in altre 5 Regioni (Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto). Le performance peggiori si registrano invece in Abruzzo e Calabria, seguite da Valle d’Aosta e Molise. Il quadro emerge dalla terza ‘Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo – dipendenti’ dell’Agenas, presentata oggi. L’indagine è condotta nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022. I dati sono stati presentati da Manuela Tamburo De Bella, responsabile UOS Reti Cliniche Ospedaliere e Monitoraggio DM70/2015 dell’Agenas che, insieme al direttore Dipartimento Area Sanitaria dell’Agenas Antonio Fortino, ha sottolineato come l’indagine sia finalizzata ad individuare le maggiori criticità delle Reti tempo-dipendenti dell’assistenza sanitaria al fine di proporre ed incentivare soluzioni mirate. Questi, hanno sottolineato i responsabili Agenas, “non sono solo numeri, ma dietro ci sono delle persone e dei pazienti, Dietro questo lavoro, che proseguiremo, c’è anche una forte spinta etica”.

Cittadini che vanno al Pronto soccorso ma poi, prima della visita medica o in corso di accertamento o prima della chiusura della cartella clinica, decidono di andarsene abbandonando il reparto di emergenza-urgenza. Un aspetto sul quale punta i riflettori la terza ‘Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo – dipendenti’ dell’Agenas, presentata oggi. Le Regioni con la più alta percentuale di abbandono sono la Campania (11,80%), la Sardegna (24,31%) e la Sicilia (12,71%), rispetto ad una media nazionale del 6,29%. Quelle con la più bassa percentuale di abbandono sono invece la Valle d’Aosta con lo 0%, la Basilicata (1,30%) ed il Veneto (1,65%). Un fenomeno che potrebbe essere conseguenza delle lunghe attese, oppure del fatto che il paziente si rende conto che la sua situazione non è tale da giustificare la permanenza in Pronto soccorso, ma i dati restano molto differenziati tra le Regioni. Queste le percentuali di abbandono nelle altre regioni: Abruzzo (10,48%), Calabria (4,98%), Emilia Romagna (6,01%), Friuli Venezia Giulia (5,66%), Lazio (8,38%), Liguria (5,79%), Lombardia (3,32%), Marche (7,70%), Molise (3,84%), P.A. Bolzano (2,59%), P.A. Trento (4,68%), Piemonte (3,11%), Puglia (8,16%), Toscana (4,90%), Umbria (2,36%).

La Provincia autonoma di Trento è in testa alla classifica per la percentuale di infarti trattati con Angioplastica Coronarica (Ptca) entro 90 minuti dal ricovero, come previsto dagli standard fissati dal decreto ministeriale 70/2015. Nella P.A di Trento, infatti, il tasso di infarti trattati secondo tale standard è del 62,35%, Seguono l’Emilia Romagna (59,23%), il Lazio (58,73%) e l’Abruzzo (58,25%). Emerge dalla terza ‘Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo – dipendenti’ dell’Agenas. L’indagine è condotta nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022. Le reti tempo-dipendenti all’interno degli ospedali sono le strutture che devono occuparsi di quei pazienti che presentano patologie, dagli eventi cardiaci agli ictus, per le quali le conseguenze sono condizionate dalle decisioni e dagli interventi che si mettono in atto nelle prime ore dall’insorgenza dei sintomi. Performance positive rispetto alla percentuale di infarti trattati con Angioplastica Coronarica entro 90 minuti dal ricovero anche in altre Regioni: Calabria (50,80%), Campania (45,25%), Friuli Venezia Giulia (45,41%), Lombardia (51,88%), Marche (51,66%), P.A. Bolzano (51,56%), Piemonte (57,99%), Puglia (51,31%), Toscana(51,08%), Umbria (50,37%), Valle d’Aosta (55,56%), Veneto (53,35%). Le percentuali peggiori si registrano invece in Basilicata (34,48%), Liguria (39,41%), Molise (46,24%), Sardegna (42,40%),Sicilia (42,82%).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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