Studio di Aldo Ronci, la dinamica delle imprese in Abruzzo nel 2021

Secondo uno studio di Aldo Ronci, le imprese abruzzesi non riescono a tenere il passo rispetto al trend nazionale Le imprese aumentano di 1.482 unità ma, in valori percentuali, crescono il 30% in meno del valore nazionale i risultati sarebbero stati peggiori se non ci fosse stato il forte decremento delle cessazioni che è stato determinato dalle misure anti Covid In valori percentuali le variazioni delle attività economiche sono state tutte peggiori dei valori medi nazionali.  Nel 2021 le iscrizioni sono state 7.205 e le cessazioni 5.723 per cui le nuove imprese sono state 1.482. Il discreto saldo attivo è stato ottenuto grazie al ritorno dell’incremento delle iscrizioni e al perdurare del decremento delle cessa zioni. L’incremento percentuale delle imprese è stato dell’1,00% inferiore del 30% all’incremento nazionale che è stato dell’1,42% e che posiziona l’Abruzzo al 12° posto della graduatoria nazionale. Nel 2021 le iscrizioni, rispetto all’anno precedente, tornano a crescere di 266 unità. Le cessazioni, rispetto all’anno precedente, segnano 883 unità in meno continuando nella sensibile flessione determinata dalla speranza di poter usufruire dalle agevolazioni previste dalle misure anti Covid (bonus, contributi a fondo perduto, concessione di crediti garantiti, cassa integrazione, sospensione dei pagamenti di imposte e contributi, ecc..). L’incremento più alto è registrato a Pescara (+518) seguono Chieti (+329), Teramo (+323) e l’Aquila (+312). Il risultato più alto di Pescara è particolarmente influenzato dal settore dei servizi.  In valori percentuali gli incrementi delle imprese verificatisi nelle province abruzzesi sono stati tutti più bassi di quelli italiani. Le variazioni positive più consistenti si sono registrate nelle costruzioni (+256), nelle attività scientifiche, professionali e tecniche (+270), nei servizi alle imprese (+117), nelle attività immobiliari (+165) e nei servizi di alloggio e ristorazione (+141) e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (+93). In valori percentuali gli incrementi sono stati tutti più bassi di quelli medi nazionali. Le variazioni negative più alte sono state annotate in generale nelle attività manifatturiere (‐48) e in particolare negli articoli di abbigliamento (‐31) e nelle industrie alimentari (‐14). In valori percentuali le flessioni sono state tutte peggiori di quelle medie nazionali.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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