Fino ad ora il Super Ecobonus 110 per cento e’ costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali. Ebbene, se lo Stato, anziche’ finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata, avesse investito queste risorse (pari a oltre 6 punti di Pil) per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno, potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unita’ abitative. Lo riferisce la Cgia di Mestre, secondo cui, in linea puramente teorica, avremmo potuto demolire tutte le 800 mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, e ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate.
Sempre a livello nazionale, l’onere medio a carico dello Stato è stato di 247.531 euro per edificio residenziale interessato da un intervento con il Superbonus. Il picco massimo è in Valle d’Aosta con 401.671 euro per edificio: seguono la Basilicata con 298.909 euro, la Liguria con 298.063 euro, la Lombardia con 295.222 euro e la Campania con 294.632 euro. Chiudono la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 194.896 euro per edificio, la Sardegna con 187.413 e, infine, la Toscana con 182.930 euro. In Abruzzo invece il costo è stato di 285.736 euro di oneri a carico dello Stato.
Secondo la Cgia, il Superbonus, invece, sino ad ora si e’ comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi. “Con una spesa di oltre 122 miliardi, nei prossimi anni sara’ molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilita’ di reperire nuove risorse aggiuntive da destinare alla sanita’ pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la poverta’ e l’esclusione sociale. Settori, quelli appena citati, di primaria importanza, perche’ costituiscono l’asse portante del nostro welfare che, in massima parte, e’ chiamato a sostenere le persone meno abbienti dal punto di vista economico e sociale”, conclude il rapporto.
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