Tangenti nella ricostruzione de L’Aquila, 10 arresti

Un presunto giro di tangenti e di incarichi destinati a parenti e amici per aggiudicarsi appalti pubblici nella ricostruzione dell’Aquila sarebbe stato scoperto dagli investigatori. Una nuova inchiesta giudiziaria scuote quello che e’ considerato il cantiere piu’ grande d’Europa. Nei guai sono finite 35 persone, e sono rimasti coinvolti funzionari, anche di vertice, dei beni culturali abruzzesi con sede nel capoluogo di regione, imprenditori e professionisti: dieci sono finiti agli arresti domiciliari, a cinque e’ stata notificata l’interdizione dall’esercizio dell’attivita’ professionale, altri 20 sono indagati. Dalle intercettazioni telefoniche spunta anche un altro imprenditore che “ride”, cosi’ scrive il gip, parlando al telefono con un suo dipendente, il geometra Leonardo Santoro, delle future commesse del terremoto del centro Italia del 2016, in particolare di Amatrice: si tratta di Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura, – ai domiciliari – presidente del Consiglio d’amministrazione della societa’ cooperativa l’Internazionale.

Perquisizioni e sequestri sono stati eseguiti dalle prime ore della mattina dai carabinieri dell’Aquila, oltre che in Abruzzo, in Campania, Puglia e Marche. Nel mirino 12 appalti pubblici relativi ad edifici storici gestiti dal Mibact Abruzzo, tra cui spicca il Teatro comunale, in pieno centro all’Aquila, ancora non restituito alla citta’. Pesanti le accuse: gli indagati sono ritenuti responsabili dei reati di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata liberta’ degli incanti, falsita’ materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita’ ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonche’ soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Secondo quanto si e’ appreso, le indagini dei carabinieri dell’Aquila coordinate dal procuratore capo, Michele Renzo e dal pm Antonietta Picardi, sarebbero scattate da spunti investigativi emersi da un’altra inchiesta. Ad inchiodare gli indagati intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che video e foto che dimostrerebbero le dazioni di danaro per vincere gli appalti. Gli investigatori definiscono sistemico lo stratagemma utilizzato: gli appalti pubblici aggiudicati ad imprese ‘amiche’ con ribassi d’asta cospicui con le somme in questione recuperate poi con varianti in corso d’opera affidate direttamente, con i funzionari infedeli che ricevevano danaro dagli imprenditori. Nell’ordinanza del Gip Gargarella si sottolinea che le condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nell’ambito del Segretariato Regionale del Mibact dell’Abruzzo, i quali, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell’assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, “avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali a parenti ed amici”

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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