Il sindaco di Spoltore Luciano Di Lorito interviene nel dibattito sulla
localizzazione del nuovo stadio di Pescara e ricorda che ci sono spazi
idonei anche al di fuori del capoluogo.
“Il Comune di Pescara” afferma
“ha legittimamente indicato un’area per la realizzazione del nuovo
stadio, che un gruppo privato propone di costruire a costo zero per
l’amministrazione”. Su tale indicazione, ricorda però il primo
cittadino, sono state evidenziate criticità di tipo urbanistico e
ambientale dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Pescara e
dall’Ordine degli Architetti, oltre che da singole personalità e
cittadini. “Quale sindaco di Spoltore” prosegue ” voglio segnalare che
nel contesto del territorio metropolitano esiste più di un’alternativa
per la localizzazione di un nuovo stadio con le caratteristiche indicate
dallo studio presentato dalla Proger”. L’idea attuale del nuovo stadio,
infatti, nasce attraverso un project financing redatto dalla società
d’ingegneria guidata dall’amministratore delegato Umberto Sgambati e dal
manager Nicola Di Mascio.
“Queste alternative sono individuabili nelle vicinanze delle più
importanti infrastrutture viarie dell’area urbana pescarese: il comune
di Spoltore è disponibile a condividere anche con altri comuni dell’area
e con l’eventuale supporto dell’Università la ricerca di siti
alternativi appropriati di questo importante centro sportivo a servizio
del calcio”. Di Lorito ricorda infine gli esempi di Torino e Udine, le
prime città le cui squadra si sono dotate di uno stadio di proprietà:
“le scelte fatte sulle stesse problematiche in altri contesti
metropolitani sono per noi un sicuro riferimento, pensiamo ad esempio
all’Allianz Stadium o alla Dacia Arena”.
Il sindaco, infine, utilizza il caso dello stadio per stigmatizzare
nuovamente il disegno di una fusione di Spoltore con Pescara e
Montesilvano: “per i sostenitori della Grande Pescara il progetto del
nuovo stadio rappresenta l’ennesima beffa” sottolinea “la prova che non
si riesce a ragionare senza considerare i vecchi confini territoriali.
Guarda caso, fanno eccezione solo le strutture che sono fonte di
imbarazzo, come quelle per il trattamento dei rifiuti, perché
osteggiate dalla cittadinanza di ogni comune.”