Giro di false fideiussioni per 40 milioni, chiuse le indagini

Avrebbero creato una struttura parallela ed esterna a una nota compagnia assicurativa italiana di cui avrebbero usato timbri, logo e recapiti telefonici per “emettere abusivamente” polizze fideiussorie false per un valore di oltre 40 milioni di euro e incassando dai malcapitati premi illeciti per circa 2.1 milioni di euro. Per questo il procuratore aggiunto milanese Laura Pedio ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di 51 persone, alcune delle quali, in particolare chi ha messo in piedi il sistema, ex dipendenti della Italiana Assicurazione, legata al gruppo Reale Mutua Assicurazioni, accusate di associazione per delinquere, abusivismo finanziario e riciclaggio. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dalla Polizia Locale di Milano, sono nate proprio dalla denuncia della Reale Mutua Assicurazione e riguardano un giro di false fideiussioni emesse dal 2008 al 2012 in tutta Italia. Tant’e’ che tra le carte dell’inchiesta ci sono gli atti su fatti analoghi provenienti dalle Procura di Roma, Brescia, Agrigento, Perugia, Torino, Bergamo e Rovigo.

 Secondo gli accertamenti, la struttura parallela, con sede nel capoluogo lombardo, era diretta da un ex dipendente della Italiana Assicurazione, il quale con i suoi complici, tra cui una serie di colleghi, sarebbe riuscita a proporsi “come affidabile – si legge nel capo di imputazione – per la definizione di pratiche di tipo assicurativo ritenute ‘difficili’. Il gruppo “criminale”, questo il meccanismo scoperto, avvalendosi di intermediatori assicurativi o sub agenti, avrebbe individuato persone in precarie condizioni economiche che avevano bisogno di polizze fideiussorie a garanzia di prestiti, obbligazioni e dilazioni di pagamenti. Infatti, tra i beneficiari delle finte fideiussioni, oltre a una serie di societa’ private, ci sono anche enti pubblici come l’Agenzia delle Entrate, Equitalia, il Ministero dell’Istruzione, qualche Comune, le Regioni Abruzzo, Lazio e cosi’ via.

I malcapitati, per potersi avvalere di canali preferenziali e ottenere facilmente le polizze (in un caso l’importo e’ stato anche di 10 milioni di euro), corrispondevano il premio in denaro, anche contanti, non a chi aveva emesso la fideiussione “falsa” ma a societa’ di comodo sui cui conti correnti veniva depositato il denaro raccolto in sostanza truffando i clienti. Gli incassi alla fine, anche attraverso societa’ estere o l’interposizione di aziende specializzate nel settore delle pulizie gestire da titolari di origini egiziane, sarebbero stati spartiti sui conti di una cerchia ristretta di persone che avrebbe ideato il sistema del giro di fideiussioni fittizie. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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