La Finanza scopre una frode al fisco per 120 milioni di euro sui carburanti 

Una presunta frode fiscale da 120 milioni di euro, il sequestro di beni per quasi 22 milioni di euro, sei ordinanze di custodia cautelare con arresti domiciliari e 25 indagati tra Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Lombardia. Sono i numeri dell’operazione “Drago nero” della Guardia di finanza di Ancona e Macerata, che ha permesso di accertare la commercializzazione illecita di oltre 133 milioni di litri di carburante. A capo dell’organizzazione – hanno spiegato oggi il procuratore della Repubbblica di Macerata Giovanni Giorgio e il generale della Guardia di finanza, Vincenzo Amendola – c’era un 50enne di San Severino Marche. Con lui altre cinque persone, in Puglia, Campania e Lazio, tutte con compiti specifici. Il carburante veniva prelevato in una raffineria in Slovenia, in media 40 autobotti al giorno, e finiva in un deposito a Serralta di San Severino, dove Colotti aveva un’azienda di trasporti con una cisterna regolarmente registrata. petroliferi.

L’inchiesta e’ partita nel 2015 e ha ricostruito la complessa ramificazione societaria costituita ad hoc per ostacolare l’accertamento della frode con la partecipazione di un elevato numero di persone (25 gli indagati). Lo schema della gigantesca frode fiscale, una delle piu’ ampie e articolate mai scoperte negli ultimi anni nel settore dei prodotti petroliferi, prevedeva, infatti, che il carburante effettuasse due ‘viaggi’ differenti: uno ‘fisico’, con cui il prodotto, partendo dall’estero raggiungeva direttamente i depositi di stoccaggio ubicati a San Severino Marche, Cava de’ Tirreni (Salerno), Capriva del Friuli (Gorizia), Fiumicino (Roma), Mirano (Venezia) e Monselice (Padova), per poi essere velocemente inviato presso i distributori stradali. E un viaggio ‘cartolare’, piu’ tortuoso di quello fisico, ma fiscalmente e indebitamente vantaggioso.

Il carburante veniva cartolarmente ceduto, dapprima a tre societa’ ‘cartiere’ formalmente ubicate in Bulgaria e nella Repubblica Ceca, ma gestite dai membri dell’organizzazione criminale, per poi essere fatturato a societa’ ‘cartiere’ italiane, che non versavano l’imposta dovuta, pur incassandola dai clienti finali.

Infine, il carburante veniva venduto a distributori stradali, alcuni dei quali collegati direttamente ai membri dell’organizzazione, con un prezzo artificiosamente piu’ basso. Un meccanismo che ha portato ad un illecito arricchimento tale che una coppia finita agli arresti domiciliari di prendere in affitto una casa nel centro di Roma per un canone annuo di 46.200 euro; pagare vacanze rispettivamente da 90 mila e 79.150 euro; la disponibilita’ di auto di lusso, quali Mercedes, Ferrari e Porche. Tra i beni sequestrati su disposizione del gip, 9 distributori stradali in tre province (Ancona, Teramo, Pesaro Urbino, 7 societa’ e quote societarie, 21 immobili, 16 terreni, autoveicoli, motocicli, una barca, oltre alle disponibilita’ bancarie riconducibili agli indagati.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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