Padre e figlia rapinatori arrestati a Pescara

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Pescara hanno tratto in arresto A.T. 53enne, panettiere di Città Sant’Angelo e la figlia R.T., 32enne di Cappelle sul Tavo. I carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare detentiva emessa dal GIP del Tribunale di Pescara – Dott. Bongrazio – per rapina aggravata in concorso ai danni della BCC di Castiglione Messer Raimondo agenzia di Elice avvenuta il 31 agosto. Dalle indagini condotte dal Nucleo Investigativo è emerso che A.T. ha ideato ed eseguito la rapina mentre la figlia R.T. ha assunto il ruolo di complice. La richiesta di misura cautelare è stata richiesta dal sostituto procuratore Rosalba Di Stefano. L’attività investigativa ha avuto inizio proprio in occasione della rapina ai danni della Banca di Credito Cooperativo di Elice allorquando un individuo, poi identificato nel destinatario del provvedimento restrittivo, con il viso travisato indossando un berretto con visiera, occhiali ed una calza in nylon indossata al momento dell’ingresso nel bussolotto, si introduceva nella locale agenzia bancaria e minacciandone i dipendenti con una pistola, si impossessava di un bottino di circa 25.000 euro dileguandosi subito dopo a piedi. Nelle immediate adiacenze, vi era ad attenderlo R.T., la quale lo attendeva a distanza di qualche centinaio di metri alla guida di un Renault Kangoo bianco. Dall’esame delle immagini del sistema di video sorveglianza comunale presente nell’area si è ottenuto il dato che il mezzo transitava prima e dopo la rapina nelle immediate vicinanze dell’Istituto di credito. Nelle concitate fasi della sua fuga, A.T. perdeva il berretto con visiera indossato durante la rapina. La fisionomia del rapinatore e le azioni da questi meticolosamente poste in essere nella consumazione della rapina hanno orientato il Nucleo Investigativo verso un ristretto novero di sospetti sul conto dei quali hanno avuto inizio le indagini che si sono sviluppate attraverso l’esame delle testimonianze raccolte ed il confronto dei tratti somatici fino a restringere ulteriormente il campo ad alcuni presunti autori del reato. Tra questi, vi era A.T. l’attività investigativa “tradizionale” svolta attraverso servizi di osservazione e controllo discreto, supportata dall’analisi delle immagini della rapina e, da ultimo, dalle risultanze degli esami di laboratorio a cura dei Carabinieri del RIS di Roma sul berretto perso durante la fuga, dal quale è scaturito riscontro positivo per il Dna degli odierni arrestati, hanno così consentito di delineare ed avvalorare il quadro indiziario che ha poi condotto all’odierno provvedimento cautelare. L’indagine vedrà ora ampliare ulteriormente il proprio raggio d’azione con riguardo ad altre rapine commesse in quel periodo in località ubicate in aree limitrofe contraddistinte dal medesimo modus operandi ed in particolare dall’azione del rapinatore solitario. Nel corso di alcune perquisizioni effettuate in esecuzione dell’ordinanza è stato rinvenuto materiale d’interesse per il proseguimento delle indagini.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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