Usb lancia allarme sui lavoratori della Fondazione Papa Paolo VI

Chiarezza sulle sorti dei lavoratori della Fondazione ‘Papa Paolo VI’ – struttura che esercita attività di riabilitazione per minori e adulti con disabilità fisica, psichica, sensoriale o mista in più zone dell’Abruzzo – la cui utenza e la cui qualità del servizio, negli ultimi anni, “sono scese drasticamente”. La chiede il sindacato Usb Abruzzo, parlando di situazione “grave e preoccupante” e sottolineando che “siamo tra le organizzazioni sindacali più rappresentative, ma, nonostante questo, dall’estate 2018, la direzione ci nega un confronto”. L’Usb, riferisce in conferenza stampa il coordinatore regionale Luigi Iasci, rappresenta il 10% circa dei lavoratori. Alcuni dei centri della Fondazione, ricorda il sindacato, sono stati chiusi e “ci sono lavoratori costretti a fare 135 chilometri al giorno per andare a lavorare”. La struttura, accreditata col Servizio Sanitario Nazionale, è presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, ed è a lui che l’Usb chiede un confronto. Per domani, sottolinea Iasci, “sono stati convocati gli altri sindacati, ma non noi, che siamo la sigla più rappresentativa”.

“Il futuro della Papa Paolo VI ci preoccupa, il calo dell’utenza e la chiusura di diversi centri, mette i lavoratori in pericolo. Gli stessi operatori, che da sempre sono il cuore dell’Ente, hanno scelto infine di unirsi all’Usb, che anche se è un sindacato non firmatario del contratto, resta l’unico strumento per cercare di ripristinare un’adeguata organizzazione tecnico-amministrativa. Siamo pronti alla mobilitazione, ma siamo convinti che i problemi si possano risolvere con il confronto”, conclude Iasci.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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