Democrazia nei partiti, Democrazia negli stati

 

Democrazia nei partiti, Democrazia negli stati
(di Achille Lucio Gaspari)

Negli ultimi due secoli c’è stata una forte relazione tra democrazia nei partiti e democrazia negli stati. Il termine democrazia deriva dal greco antico e tradotto significa letteralmente potere del popolo. Il concetto nasce nelle città stato della antica Ellade ove i cittadini esercitavano mediante il voto una democrazia diretta. La democrazia degli stati moderni, ha assunto la forma di una democrazia indiretta. Il Popolo elegge i propri rappresentanti i quali sono chiamati a svolgere le loro azioni in quanto delegati dal potere popolare. E’ infatti impossibile un governo diretto di tutto il popolo se non in circostanze particolari quali sono stati i plebisciti di annessione durante la costituzione dello stato unitario e i referendum previsti dalla nostra Costituzione repubblicana e non infrequentemente indetti.

Il suffragio universale e la separazione dei poteri

Il suffragio quasi universale è una conquista abbastanza recente. Ho usato il termine “quasi” perché in effetti non si tratta di tutto il popolo; i minorenni infatti sono esclusi dal diritto di voto. Ma all’inizio dello secolo scorso erano escluse le donne, e fra gli uomini il diritto di voto era consentito solo alle categorie più abbienti. A Napoli per definire una persona da nulla si usa ancora la locuzione “zi Vincenzo” dove non c’entra nulla lo zio e tantomeno Vincenzo; si tratta della corruzione in dialetto della frase latina “sine censum” ciò è uomo privo di cespiti economici e per questo escluso dal diritto di voto. Il secolo dei lumi ha ben definito lo stato democratico come quella organizzazione dove la separazione dei poteri è rigida. Il Governo esercita il potere esecutivo, il Parlamento il potere legislativo e la Giustizia è esercitata in modo autonomo ed indipendente. Le diverse costituzioni definiscono i rapporti di equilibrio tra i vari poteri. Negli Stati Uniti il Presidente eletto dal popolo (in modo indiretto perché le elezioni presidenziali eleggono direttamente i grandi elettori) è contemporaneamente Capo dello Stato e Capo del Governo, Governo che dura in carica per quattro anni e non ha bisogno della fiducia del Congresso e del Senato. Il Presidente nomina oltre ai ministri e ai capi delle numerose agenzie (CIA, FBI ecc.) anche i giudici della Corte Suprema. In Italia le maggioranze di Governo si formano in Parlamento il quale può dare o ritirare la fiducia, In Francia prevale il potere del Capo dello Stato su quello del Capo del Governo cui è in qualche modo sottoposta la Pubblica Accusa. Si potrebbe quindi dire: Paese che vai costituzione che trovi. In altri termini il Potere esecutivo trova limitazioni diverse e i relazione alla Costituzione vigente, e a seconda dei casi è prevalente l’azione dell’esecutivo o quella di controllo del parlamento.

La democrazia nei partiti

I partiti politici hanno sviluppato nello scorso secolo un sistema strutturale di organizzazione. Essi sono delle organizzazioni private che in qualche modo si rifanno a quanto previsto dal codice civile per le associazioni e le società. I Soci sono gli iscritti al partito e detengono i poteri dell’Assemblea. Di norma sono organizzati su base territoriale in Sezioni, Circoli o come le si voglia chiamare e rappresentano la organizzazione di base aperta al concorso di tutti i cittadini, Esistono poi strutture organizzate su base territoriale, Province e Regioni ove gli organi dirigenti vengono eletti nei rispettivi Congressi. Il momento fondamentale nella vita politica di un partito politico democratico è il Congresso ove i delegati eletti nelle Regioni si confrontano sulle linee politiche ed eleggono gli organi di governo del partito che di solito sono il Segretario Politico ( e il Presidente quando è previsto dallo statuto) , e un numero ristretto di dirigenti i quali formano una struttura di solito chiamata Direzione; strutture più ampie come il Consiglio Nazionale e il Comitato Centrale erano previste rispettivamente nella DC e nel PCI. Recentemente in Italia il sistema degli iscritto è stato criticato. L’iscritto paga una quota di iscrizione annuale e ottiene una tessera. E’ purtroppo accaduto che alcuni personaggi dotati di possibilità economiche e desiderosi di una ascesa politica pagassero l’iscrizione a molti cittadini, spesso addirittura a loro insaputa, ottenendo un potere nelle assemblee del Partito. Per questa ragione, ad imitazione di quanto accade negli USA il PD ha istaurato il sistema delle elezioni primarie in qualche modo aperte a tutti per la scelta dei dirigenti e dei candidati. Sarebbe interessante, ma esula dal nostro compito trovare una armonizzazione tra i due sistemi perché le Elezioni Primarie sono un momento di Democrazia diretta, ma nelle sezioni risiede il luogo della discussione politica quotidiana.

Il rapporto tra autoritarismo e mito della personalità nei partiti e negli stati

Nel novecento, durante e dopo gli sconvolgimenti portati dalla Prima Guerra Mondiale, sono sorti in Europa dei partiti politici totalitari come il Partito Comunista Sovietico, il Partito Nazional Socialista e i Partito Fascista. Vorrei limitare la mia breve analisi a questi due ultimi partiti perché tra di loro ci sono delle notevoli somiglianze. Entrambi sono stati fondati in stati come la Germania e l’Italia che avevano una struttura democratica di tipo liberale. Entrambi hanno avuto un Leader che era la esemplificazione del mito del Superuomo e del Culto della personalità. Entrambi i partiti si erano dotati di strutture parallele di tipo paramilitare; le Camicie Brune e le SS i Nazisti, le camicie nere ( ad imitazione degli arditi) e la Milizia i Fascisti. In entrambi gli stati i gruppi di potere erano spaventati dal pericolo di una rivoluzione di tipo sovietico. Entrambi i partiti erano permeati di un forte spirito nazionalista, oggi lo chiameremmo sovranista, entrambi avevano avuto un successo elettorale nelle elezioni democratiche in cui avevano partecipato. In entrambe le nazioni i gruppi liberali li ritenevano un pericolo addomesticabile se fossero stati cooptati all’interno della organizzazione democratica dello stato. Mussolini e successivamente Hitler furono nominati rispettivamente Presidente del Consiglio e Cancelliere del Reich con una procedura democratica e i loro deputati e senatori sedettero nei Parlamenti accanto ai colleghi degli altri partiti. Nel volgere di poco tempo le Costituzioni dell’Italia e della Germania furono cambiate e si ebbe il partito unico come soggetto esclusivo di potere nello Stato Totalitario. Entrambi i regimi hanno goduto per un certo periodo di un consistente favore popolare. Consenso certamente indirizzato dalla propaganda sulla base della sicurezza, del relativo benessere, dei concetto di potenza del proprio stato e della realizzazione di lavori pubblici tendenti alla scenografia del potere. Bisogna però riflettere sul fatto che la preoccupazione per lo stato delle cose ed il dissenso forte contro lo stato totalitario è stata la prerogativa di una porzione minoritaria costituita soprattutto da intellettuali. Si è poi visto cosa la mancanza di controllo democratico ha potuto provocare.

Partiti politici e stati oggi

Permangono oggi alcune dittature di tipo comunista come in Cina, in Vietnam e a Cuba e in qualche caso queste dittature hanno assunto un aspetto ereditario come in Siria dove Assad è succeduto al padre ed in Corea del Nord dove al potere dopo il nonno e il padre c’è ora il nipotino. In altri stati la trasformazione è più subdola e procede per gradi come in Russia e in Egitto. Partiti politici a struttura antidemocratica possono essere un pericolo per la democrazia degli stati perché tendono, se conquistano il potere, a riprodurre nello stato la loro propria organizzazione. I partiti politici della Prima Repubblica avevano tutti una struttura democratica e la hanno trasferita alla nostra Costituzione. Anche il Partito Comunista Italiano che faceva riferimento alla Unione Sovietica di Stalin e la prendeva a modello politico ed economico, sotto la guida di Palmiro Togliatti accettava la competizione democratica e scartava le tentazioni golpiste di Secchia. Il Migliore era infatti un fine politico, riconosceva i principi dell’accordo di Yalta e sapeva bene che avventure in Italia non se ne potevano correre come ben dimostrava l’esito della sollevazione comunista in Grecia. La evoluzione è poi continuata con la scelta berlingueriana della terza via al socialismo e l’accettazione della collocazione dell’Italia nel campo politico ed economico dell’Occidente. Bisogna però affermare che questa evoluzione dei comunisti italiani non è stata raggiunta in modo autonomo, senza influenze esterne. E’ stata l’azione politica della Democrazia Cristiana ,che ha posizionato l’Italia nell’Occidente democratico e liberale, ad esercitare una fortissima azione di cambiamento sul pensiero comunista. In un dibattito che ebbi l’onore di sostenere nel 2013 con il Senatore Marini e che aveva per tema: il ruolo dei cattolici democratici nella esperienza politica repubblicana, si giunse alla conclusione che la sconfitta della Democrazia Cristiana era solo apparente poiché le sue idee e i suoi principi che avevano guidato lo sviluppo politico e sociale dell’Italia durante la prima Repubblica erano trasmigrati incorrotti nei partiti che formavano il panorama politico della seconda Repubblica.

Le contraddizioni della stagione di Mani Pulite

Che tutti i partiti politici della Prima Repubblica fossero finanziati con risorse economiche provenienti dall’Italia e dall’Estero in modo illegale era una cosa nota. Ed il tentativo della Magistratura di fermare questi meccanismi e di punire i colpevoli è da giudicare, come si dice in chiesa, cosa buona e giusta. Il tentativo riuscito di cancellare i partiti del così detto arco costituzionale un po’ meno. L’avviso di garanzia utilizzato come una mannaia ne è una manifestazione. Conosco un politico dell’epoca che ha ricevuto 18 avvisi di garanzia e 4 incolpazioni della Corte dei Conti senza essere non solo mai stato condannato in primo grado ma senza addirittura andare mai a processo tanto inconsistenti e fantasiose erano le accuse. Saranno pure state sfortunate coincidenze ma qualche sospetto lo possono generare. E che dire della carcerazione preventiva? La legge stabilisce bene quando è dovuta per alcuni reati: se c’è pericolo di reiterazione del reato, se c’è tentativo di fuga o di inquinamento delle prove e queste condizioni non devono essere indicate in modo generico ma motivate e circostanziate in modo rigoroso e questo non sempre è stato fatto. Alcuni imputati ristretti in carcere si sono addirittura tolti la vita; avevano avuto la sensazione che la carcerazione fosse un metodo di pressione per estorcere delle confessioni o delle chiamate in correità. L’opinione di molti era tale che Forattini disegnò una famosa vignetta in cui si vede un pentito rivolgersi al magistrato che lo sta interrogando dicendo-vostro onore mi faccia le risposte-Dove sta allora la contraddizione? Certamente quello era un periodo in cui se tale clima fosse continuato i principi democratici avrebbero potuti essere forse messi subdolamente in pericolo. A sostenere il clima giustizialista con tanto di cappi portati in Parlamento ci furono la Lega Nord e il Partito Comunista che erano sicuramente partiti ad organizzazione democratica, mentre a contrastare questo andazzo di cose c’era Forza Italia che non può essere considerata un esempio di democrazia. In questo sta a mio avviso una evidente contraddizione, ma i partiti che in quella fase erano giustizialisti perseguivano in quel clima di cambiamento i propri personali interessi.

La Seconda Repubblica

Mani Pulite ha determinato la nascita della Seconda Repubblica. Sul piano della corruzione le cose sono andate meglio? Niente affatto, anzi la questione morale ha inquinato non solo i partiti ma anche le strutture amministrative dello stato con una sostanziale differenza; prima si “rubava” principalmente per alimentare le tesorerie dei partiti cui il finanziamento pubblico non bastava, nella Seconda Repubblica preferibilmente per fini personali. L’altro aspetto negativo di questo periodo iniziato nel 1994 è stato quello della creazione dei partiti personali. Il Partito di Dini e quello di Di Pietro hanno avuto una vita piuttosto fugace, Forza Italia è ancora presente. La creatura di Berlusconi tutto è tranne che un partito politico a struttura democratica. Non ha mai celebrato un Congresso, non ha mai eletto in modo democratico i dirigenti. E’ una vera e propria azienda su cui Berlusconi ha esercitato e continua ad esercitare un potere assoluto Il personaggio lo conosciamo, tiene riunioni politiche nelle sue abitazioni invece che nelle sedi del partito; da Presidente del Consiglio riceveva Capi di stato e di Governo in visita ufficiale anche presso le proprie dimore come se fosse un monarca. Ebbe a dire che i deputati non servivano a nulla, sarebbero bastati i soli capo gruppo a spingere il bottone delle votazioni. Complice la legge elettorale giustamente definita Porcellum utilizzava i suoi deputati come marionette tanto da ottenere che votassero un documento in cui si dava per certa la sua buona fede nel considerare Ruby come la nipote di Mubarak.

Nelle recenti Consultazioni Berlusconi (da che pulpito viene la predica) ha accusato il Movimento 5 Stelle di non essere democratico non senza ragione. La piattaforma informatica che dovrebbe garantire una democrazia diretta è solo una finzione. Il regolamento del partito, che da quando esiste non ha mai celebrato un congresso, attribuisce al Capo Politico poteri pressoché assoluti e il semplice sostantivo “capo” risulta inquietante.

Pericoli per la democrazia?

Pericoli per la democrazia però non ne vedo. Questi partiti non hanno pseudo milizie a loro disposizione, il clima politico è assai diverso da quello che favorì il Nazismo ed il Fascismo e ci sono in Parlamento partiti come il PD e la Lega che sanno sicuramente essere efficaci guardiani delle nostre Istituzioni Democratiche. Come ultima considerazione bisogna dire che per fare un colpo di stato, almeno in Europa, ci vogliono personalità di grande rilievo, con notevoli capacità anche se purtroppo rivolte al male. A questo proposito nel giudicare la classe politica attuale giova ricordare quanto il Presidente del Consiglio Emanuele Orlando ebbe a dire al Re Vittorio Emanuele III durante la prima Guerra Mondiale “vostra Maestà si lamenta della scarsa professionalità dei generali perché non conosce gli ammiragli”. La stessa cosa possiamo oggi dire degli attuali leader politici che per le scarse capacità non possono essere una minaccia per la democrazia neanche volendo. In questo caso non tutto il male viene per nuocere.

di Achille Lucio Gaspari

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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