Di Giannantonio: in politica confronto da ultima spiaggia

 In politica l’odio per l’avversario “da una parte rappresenta un tentativo, per quanto paradossale, di confermarsi nella certezza delle proprie opinioni: ‘sono talmente certo di avere ragione, che l’altro diventa un pericolo mortale per la mia fazione’. Dall’altra rappresenta un campanello d’allarme che, entrando nel campo dell’irrazionalità, indica una sospensione del giudizio, dell’equilibrio e della correttezza”. Lo sottolinea, parlando con l’AdnKronos, Massimo Di Giannantonio, ordinario di Psichiatria presso l’Università degli studi ‘G. d’Annunzio’ di Chieti e Pescara. “L’odio – spiega il docente – è uno dei sentimenti più forti che l’animo umano possa provare e rappresenta un’emozione di ultima istanza, senza mediazioni e senza moderazione”. In politica l’odio diventa “una sensazione viscerale che uccide la riflessione” perché si basa sulla “paura che l’avversario possa farmi fuori, per cui io reagisco ‘uccidendo’ le sue opinioni”. Negli ultimi tempi, prosegue, “stiamo assistendo a una escalation di queste sensazioni” perché la lotta politica “non è più vissuta come un elemento democratico di alternanza, ma come un confronto da ultima spiaggia, senza possibilità di ritorno. Basti pensare al referendum costituzionale, al fallimento della legge elettorale…”. Di conseguenza, ragiona Di Giannantonio, “viene meno la regola generale della politica che è l’arte del compromesso, la costruzione del dialogo e dell’incontro”: in sintesi “l’arte dell’alternanza”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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