Jobpricing, nel primo semestre retribuzioni stazionarie

Nel primo semestre 2017, le retribuzioni (Ral – retribuzioni annue lorde) sono stazionarie, diminuiscono di uno 0,2% rispetto alla crescita del 2,1% che aveva contraddistinto il 2016. Ne risentono soprattutto gli impiegati, con un -0,5%, segno positivo (+0,4% e +0,6%) per operai e quadri. Lo stipendio medio nazionale di attesta sui 29.238 euro, che secondo i dati Ocse (dati 2016), ci colloca stabili al 9° posto tra i 15 Paesi della zona Euro. L’inflazione salita al 2,1% nel primo semestre coincide con un calo del potere d’acquisto per ogni inquadramento considerato. E’ quanto emerge da ‘Jp salary outlook’, uno studio aggiornato dall’osservatorio JobPricing su base semestrale, con le evidenze del mercato retributivo italiano e dei cambiamenti in atto. I dirigenti hanno guadagnato in media 101.084 euro, i quadri 53.999, impiegati e operai (che insieme costituiscono il 95% della forza lavoro) rispettivamente 30.750 e 24.753. Rimane ancora molto forte il divario tra dirigenti e altri inquadramenti: un top manager porta a casa un netto 3 volte superiore a quello di un operaio. La parte variabile della retribuzione rimane sempre appannaggio principale delle qualifiche contrattuali più alte: il variabile medio dei dirigenti è di 13.666 euro, quello degli operai 1.219. Tuttavia, cresce ancora nel 1° semestre 2017: la quota percepita dai dirigenti e dai quadri è superiore rispetto allo scorso anno di 450 euro e 340 euro circa, quella di impiegati e operai è invece cresciuta in percentuale di oltre il 10%, computabili in un aumento di circa 130-150 euro. 

I lavoratori occupati nel Nord guadagnano il 6,9% in più rispetto a quelli del Centro Italia (accorciando il divario dello 0,2% rispetto all’anno precedente) e il 17,4% in più rispetto a Sud e Isole (aumentandolo in questo caso invece di quasi un punto percentuale). Nel corso del primo semestre 2017 le regioni con il maggior trend positivo sono la Basilicata e la Calabria (+3,2% e +3,0%), seguite da Piemonte e Liguria (+1,6% e +1,4%); le retribuzioni medie più in calo si registrano in Trentino-Alto Adige (-1,5%), Abruzzo e Umbria (-0,9%). Il settore finanziario è quello con le buste paga più alte per i dirigenti, seguito dal settore dell’industria di processo. Il settore dei servizi è l’unico dove i top manager guadagnano meno di 100mila euro, ad esclusione del settore primario. La Ral media dei quadri varia da 55/57mila euro nei settori delle utilities (meglio retribuito), nell’industriale, nell’edilizia e nei servizi finanziari, ma crolla a 51mila euro nei settori agricolo e dei servizi. Impiegati e operai nell’industria e nelle utilities percepiscono retribuzioni decisamente superiori a quelle rilevate nel commercio e nei servizi. Gli operai meglio pagati lavorano nelle utilities (Ral media pari a 27.147 euro), gli impiegati nell’industria manifatturiera (34.003 euro). Il settore edilizio vanta la maggior crescita retributiva nel 1° semestre dell’anno (+1,2%). Rispetto al dato medio nazionale (-0,2%), si distinguono con un trend positivo anche i settori delle utilities e dell’industria manifatturiera (+0,3%). Tutti gli altri settori registrano una tendenza al calo delle retribuzioni, più significativo per il settore agricolo (-0,8%) e il commercio (-1,1%)

Lavorare in un’azienda con più di 1.000 dipendenti permette di guadagnare il 43,1% in più rispetto a realtà micro, anche se le differenze in busta paga si sentono già quando si passa a realtà con più di 50 o di 250 dipendenti e sono proprio le aziende più grandi a subire maggiormente il calo retributivo (-0,4%). La diversità di retribuzioni per genere nei primi 6 mesi dell’anno vede un gap dell’11,3% a favore degli uomini, che guadagnano in media 3.100 euro in più delle donne; tra i profili impiegatizi il delta è maggiore, mentre si assottiglia al 4,2% tra i quadri. Tuttavia i trend evidenziano una migliore tendenza per le donne rispetto agli uomini in tutti gli inquadramenti contrattuali. La Ral media di lavoratori all’ingresso della propria carriera lavorativa (fino a 24 anni di età) è pari a 22.038 euro, quella dei lavoratori alla fine del proprio percorso professionale (per i lavoratori con oltre 55 anni di età) cresce a 33.452 euro, il 51,8% in più rispetto al primo step. Infine, le retribuzioni per titolo di studio: fermo restando che livelli di istruzione più elevati danno maggior accesso a qualifiche contrattuali superiori e a retribuzioni più elevate, nel 1° semestre 2017 un laureato ha guadagnato il 42,6% in più di un lavoratore privo di titolo accademico e la laurea quinquennale ha pagato oltre 11mila euro in più di quella triennale nello stipendio. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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