La transizione dalla scuola al lavoro resta uno dei punti più critici del sistema economico e sociale italiano. È quanto emerge dall’ultima Indagine Inapp-Plus, condotta su oltre 45mila individui, che evidenzia come le difficoltà di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro siano dovute non solo a fattori economici, ma anche a limiti strutturali e culturali.
Tra i 3,9 milioni di giovani tra i 18 e i 29 anni, il 44% considera il lavoro soprattutto un mezzo per guadagnare, il 29% una necessità e solo il 26% un’occasione di realizzazione personale. Un dato che segna un cambiamento profondo: il lavoro perde la sua valenza identitaria, restando spesso precario, frammentato e poco riconosciuto.
Pesano fortemente le disuguaglianze di origine familiare. I ragazzi provenienti da famiglie con elevato capitale culturale e relazionale mostrano maggiori possibilità di inserimento e crescita professionale, mentre il 34% di chi proviene da contesti meno favoriti resta intrappolato in percorsi discontinui o a bassa qualificazione.
Tra le criticità principali figurano retribuzioni inadeguate e contratti poco coerenti con i titoli di studio. Un terzo dei giovani giudica insoddisfacenti le offerte di lavoro disponibili, soprattutto per i salari troppo bassi e l’instabilità dei rapporti occupazionali.
Le donne giovani segnalano maggiore attenzione alla flessibilità oraria e al lavoro da remoto, ma continuano a incontrare difficoltà nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, in un sistema aziendale ancora povero di strumenti di welfare.