I dati più recenti sul consumo di suolo in Abruzzo delineano un quadro in peggioramento. Nel 2024 la superficie artificiale regionale ha raggiunto 54.402 ettari, pari al 5,05% del territorio, con un incremento netto di 299 ettari rispetto al 2023. Le province più interessate dal fenomeno sono Pescara (7,27%), Teramo (6,7%) e Chieti (6,35%), mentre L’Aquila resta la meno colpita con il 3,2%. Tra i capoluoghi di provincia spicca Pescara, dove oltre il 51% della superficie risulta impermeabilizzata, seguita da Chieti (21%), Teramo (10%) e L’Aquila (5%). Il consumo di suolo pro capite in Abruzzo si attesta intorno ai 428 metri quadrati per abitante, un valore nettamente superiore alla media nazionale di 365 metri quadrati.
Di fronte a questi numeri interviene Diego Pasqualone, presidente di AGIA Abruzzo, che lancia un allarme sul futuro del territorio e dell’agricoltura regionale. «Ogni ettaro di suolo perduto è un patrimonio agricolo che scompare irrimediabilmente – sottolinea –. Significa meno terreni per le coltivazioni, meno boschi e meno spazi verdi, con effetti diretti sulle nuove generazioni».
Pasqualone evidenzia come una quota rilevante del nuovo consumo di suolo sia legata alla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra, poli logistici e centri commerciali insediati su terreni agricoli fertili, mentre vaste aree dismesse restano inutilizzate. «Si continua a cementificare il territorio invece di puntare sulla rigenerazione delle aree già urbanizzate – conclude –. È un controsenso che deve finire, se davvero si vuole parlare di sviluppo sostenibile e tutela del futuro agricolo dell’Abruzzo».
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