Colf e badanti, la ricerca si basa sul passaparola

Il welfare e l’assistenza per le famiglie italiane sono basati quasi esclusivamente sul ‘fai da te’. E’ quanto emerge dal report ‘Le famiglie fanno da sole: la carenza di intermediazione nei servizi domestici e nell’assistenza’, il terzo elaborato nell’ambito del progetto Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia realizzato dal Censis per Assindatcolf, l’associazione che raggruppa i datori di lavoro domestico. Tra i canali per la ricerca del personale domestico, e’ il passaparola il metodo piu’ utilizzato. A ricorrervi sono il 76,4% delle famiglie che hanno bisogno di una colf, il 70,8% nel caso delle badanti, il 61,6% per le baby sitter, a dimostrazione di come, in questa ricerca, le famiglie tendano ad adottare una logica di prossimita’, ricorrendo prevalentemente alla propria rete di conoscenze dirette e utilizzando meno i canali specializzati (agenzie per il lavoro, piattaforme online), percepiti come poco accessibili e piu’ costosi. La rilevazione ha riguardato un campione di famiglie associate a Assindatcolf.

Nel caso delle colf l’82% delle famiglie ha trovato nel lavoratore una effettiva corrispondenza con le competenze richieste e l’area dell’insoddisfazione (che puo’ portare anche alla decisione del licenziamento) si ferma al 18%. Nel caso delle badanti, il disallineamento tra attese e qualita’ professionali della persona impiegata riguarda invece un terzo delle famiglie, il 33,8%. Nel caso delle baby sitter, al 76,2% di famiglie soddisfatte si contrappone quasi un quarto di insoddisfatte. Il livello di soddisfazione e’ minore tra i datori di lavoro piu’ giovani, under 55 anni. Tra questi, il 22,7% ha riscontrato un certo grado di inadeguatezza rispetto a quanto ci si aspettava dalla colf assunta e l’1,6% sta pensando di procedere alla sostituzione. Tra chi rientra in questa classe di eta’, nel caso delle badanti assunte, gli insoddisfatti arrivano al 41%. Ricorre agli strumenti di assistenza pubblica poco meno della meta’ delle famiglie in cui sono presenti anziani bisognosi o persone non autosufficienti. Tra gli strumenti piu’ utilizzati c’e’ l’indennita’ di accompagnamento (42,1%), mentre le altre tipologie restano tutte sotto la soglia del 10%. L’assistenza domiciliare integrata, un complesso di attivita’ sanitarie e socio-assistenziali offerte a domicilio sulla base di un programma personalizzato, che si pone in alternativa al ricovero in ospedale e permette alle persone non autosufficienti di restare in famiglia, e’ stata indicata solo dall’8,2%. E appena il 3,9% accede all’assistenza domiciliare programmata, un servizio che il medico di medicina generale effettua presso il domicilio di un paziente.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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