
Tra le tappe del viaggio in Abruzzo, insieme ad Alba Fucens, Tagliacozzo, Castelli, ci sarà Roccamorice con gli eremi di Santo Spirito a Majella e San Bartolomeo in Legio.
L’appuntamento è per venerdì 25 settembre alle 21:15 su Rai5
L’eremo di Santo Spirito a Majella
Anche se nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, mantiene ancora il fascino dovuto alla stupenda posizione nella valle omonima. Si suppone sia anteriore all’anno Mille. Nel 1586 l’eremo ottenne il titolo di Badia e venne costruita la Scala Santa che conduce all’oratorio di Santa Maria Maddalena e negli ultimi anni dell’800, fu restaurata la chiesa.
Allo stato attuale, dell’eremo si conservano la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa distribuita su due piani, composta dalla foresteria e dalle cellette. Il bel portale in legno, la statua di San Michele Arcangelo e il tabernacolo sono opera di Giuseppe Di Bartolomeo di Roccamorice del1894. Opere pregiate sono le tele raffiguranti la Madonna ed la Discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, una statua lignea di Cristo, che inizialmente doveva essere custodita nella celletta sottostante la chiesa, il busto di papa Celestino V e due tele ottocentesche raffiguranti San Giuseppe e Sant’Elena. Nella parte bassa della chiesa, completamente scavato nel banco roccioso, troviamo il nucleo originario dell’eremo celestino. Esso presenta due ingressi. Il primo conduce ad un piccolo ambiente con altare, noto come stanza del Crocifisso, dove ancora oggi sono visibili tracce di affreschi. Alcuni gradini sulla destra conducono in un’altra piccola stanza, forse il giaciglio di Pietro da Morrone. Un secondo ingresso introduce in due stanze riservate alla sepoltura dei principi Caracciolo di San Buono. Accanto all’ingresso della foresteria ha inizio la Scala Santa, formata da 31 gradini. Vi era anche una cisterna dove confluivano le acque piovane. Un’altra scala, anch’essa scavata nella roccia, presenta 76 gradini . Lungo le pareti rocciose è incisa una Via Crucis. Due brevi scale poste a destra conducono al complesso della Maddalena, un piccolo oratorio. Si conserva ancora la piccola scala che porta alla clausura con una finestra ed un piccolo camino. Il romitorio è abitato dai giovani frati della congregazione del Cerreto, che vivono nell’antico spirito celestino di pura semplicità ed ascetismo.
Storia e leggende: la prima presenza nota è quella di Desiderio, il futuro papa Vittore III, che vi dimorò, insieme ad altri eremiti, nel 1053 e vi costruì una chiesetta. In seguito, nel 1246, fu dimora di Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, che, trovandola in pessime condizioni, iniziò i lavori di ristrutturazione. Si data in quell’anno la costruzione dell’oratorio e di una piccola celletta. L’eremo è citato anche nel De vita solitaria del Petrarca, dove è descritto come luogo solitario, adatto all’ascesi spirituale. Numerosissime sono le leggende legate a questo luogo di culto ed in particolare alla figura di Pietro da Morrone: storie di diavoli, di profanazioni sacrileghe e di esemplari punizioni.
Riti ed eventi: un tempo numerose compagnie di pellegrini giungevano alla badia risalendo la valle o valicando la montagna; oggi solo in occasione dell’apertura della Perdonanza, il 29 agosto, festa della decollazione di s. Giovanni Battista, si può notare una discreta partecipazione dei devoti, vi si celebra il rito del “Perdono”: chi si confessa e si comunica lucra l’indulgenza plenaria.
(da abruzzoturismo.it)
Anche se nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, mantiene ancora il fascino dovuto alla stupenda posizione nella valle omonima. Si suppone sia anteriore all’anno Mille. Nel 1586 l’eremo ottenne il titolo di Badia e venne costruita la Scala Santa che conduce all’oratorio di Santa Maria Maddalena e negli ultimi anni dell’800, fu restaurata la chiesa.
Allo stato attuale, dell’eremo si conservano la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa distribuita su due piani, composta dalla foresteria e dalle cellette. Il bel portale in legno, la statua di San Michele Arcangelo e il tabernacolo sono opera di Giuseppe Di Bartolomeo di Roccamorice del1894. Opere pregiate sono le tele raffiguranti la Madonna ed la Discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, una statua lignea di Cristo, che inizialmente doveva essere custodita nella celletta sottostante la chiesa, il busto di papa Celestino V e due tele ottocentesche raffiguranti San Giuseppe e Sant’Elena. Nella parte bassa della chiesa, completamente scavato nel banco roccioso, troviamo il nucleo originario dell’eremo celestino. Esso presenta due ingressi. Il primo conduce ad un piccolo ambiente con altare, noto come stanza del Crocifisso, dove ancora oggi sono visibili tracce di affreschi. Alcuni gradini sulla destra conducono in un’altra piccola stanza, forse il giaciglio di Pietro da Morrone. Un secondo ingresso introduce in due stanze riservate alla sepoltura dei principi Caracciolo di San Buono. Accanto all’ingresso della foresteria ha inizio la Scala Santa, formata da 31 gradini. Vi era anche una cisterna dove confluivano le acque piovane. Un’altra scala, anch’essa scavata nella roccia, presenta 76 gradini . Lungo le pareti rocciose è incisa una Via Crucis. Due brevi scale poste a destra conducono al complesso della Maddalena, un piccolo oratorio. Si conserva ancora la piccola scala che porta alla clausura con una finestra ed un piccolo camino. Il romitorio è abitato dai giovani frati della congregazione del Cerreto, che vivono nell’antico spirito celestino di pura semplicità ed ascetismo.
Storia e leggende: la prima presenza nota è quella di Desiderio, il futuro papa Vittore III, che vi dimorò, insieme ad altri eremiti, nel 1053 e vi costruì una chiesetta. In seguito, nel 1246, fu dimora di Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, che, trovandola in pessime condizioni, iniziò i lavori di ristrutturazione. Si data in quell’anno la costruzione dell’oratorio e di una piccola celletta. L’eremo è citato anche nel De vita solitaria del Petrarca, dove è descritto come luogo solitario, adatto all’ascesi spirituale. Numerosissime sono le leggende legate a questo luogo di culto ed in particolare alla figura di Pietro da Morrone: storie di diavoli, di profanazioni sacrileghe e di esemplari punizioni.
Riti ed eventi: un tempo numerose compagnie di pellegrini giungevano alla badia risalendo la valle o valicando la montagna; oggi solo in occasione dell’apertura della Perdonanza, il 29 agosto, festa della decollazione di s. Giovanni Battista, si può notare una discreta partecipazione dei devoti, vi si celebra il rito del “Perdono”: chi si confessa e si comunica lucra l’indulgenza plenaria.
(da abruzzoturismo.it)