Uno studio internazionale, denominato ”Tritavi”, coordinato dal centro di Emodinamica dell’ospedale di Chieti, relativo all’impatto negativo, in termini di mortalita’, della trasfusione nei pazienti sottoposti a ”Tavi”, ovvero l’impianto transcatetere di valvola aortica, e’ stato pubblicato dalla rivista americana ”Tcdmd”, ritenuta la ”bibbia” a livello internazionale in materia di cardiologia interventistica, e dalla prestigiosa rivista ”Circulation”. Lo studio ha riguardo il trattamento degli anziani affetti da stenosi della valvola aortica che puo’ essere eseguito, impiantando una protesi biologica a paziente sveglio, con la ”Tavi” ovvero un intervento percutaneo con il quale non e’ necessario aprire il torace e arrestare il cuore. Trattandosi di pazienti estremamente fragili, spesso anemici, con varie malattie, la ”Tavi”, seppure meno invasiva della cardiochirurgia, puo’ esporli a importanti perdite di sangue, in quanto vengono introdotti nelle arterie femorali cateteri grandi, da 6 millimetri, circa il triplo del calibro dei cateteri usati normalmente per trattare le coronarie. In questi casi le perdite di sangue sono possibili e le trasfusioni di sangue sono spesso ritenute utili. Dai dati dello studio multicenrtico ”Tritavi” emerge chiaramente che la trasfusione e’ indispensabile in situazioni di emergenza, con emorragia acuta, ma raddoppia il rischio di mortalita’ e di insufficienza renale quando e’ eseguita in pazienti con anemia cronica, che magari hanno piccoli sanguinamenti. Lo studio ”Tritavi” si e’ svolto tra Italia, Spagna e Stati Uniti ed e’ stato coordinato dall’ospedale ”SS. Annunziata” di Chieti: i medici Marco Zimarino, principale investigatore dello studio, e Nicola Maddestra, responsabile dell’Emodinamica, sono stati intervistati dalle piu’ importanti riviste di settore nordamericane, come Tcmtd e Medscape per commentare i risultati del loro studio.
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