“C’e’ un altro filone dell’ inchiesta, quello relativo al crollo, che riguarda l’iter autorizzativo e la realizzazione della struttura”. Cosi’ il procuratore della Repubblica di Pescara, Cristina Tedeschini, in merito alle indagini sul disastro dell’hotel Rigopiano di Farindola, costato la vita a 29 persone, il giorno dopo l’iscrizione di sei persone nel registro degli indagati con le accuse di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e omissioni colpose in materia di sicurezza sul lavoro. “Questo filone di indagine si colloca in un tempo diverso rispetto ai decessi e andra’ a cercare i nomi di persone lontane nel tempo – spiega il magistrato – Il crollo e’ avvenuto adesso e occorrera’ andare a ricercare condotte colpose di chi, insieme naturalmente a una valanga, ha concorso a cagionare il crollo di un edificio, ovvero di chi ha preso le decisioni di realizzare quella struttura, del progettista, del geologo che forse doveva fare un esame del terreno”.
“Se tra gli indagati non compaiono persone fisiche, dipendenti o rappresentanti della Prefettura o della Regione Abruzzo, la spiegazione e’ che allo stato delle indagini non abbiamo individuato condotte di singole persone fisiche che paiano penalmente rilevanti, in relazione alle ipotesi di reato di cui oggi parliamo, cioe’ omicidio colposo e lesioni colpose”. Cosi’ il procuratore della repubblica di Pescara, Cristina Tedeschini, che spiega come mai assieme ai sei indagati, tra i quali il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e altri dipendenti dei due enti, non compaiono esponenti della Regione Abruzzo e della Prefettura di Pescara, contro i quali avevano mosso accuse alcuni legali dei familiari delle vittime. “La procura non fa il processo agli enti, ma fa le indagini sui comportamenti di persone fisiche – prosegue Tedeschini -. Quando si chiede dove sono la Regione o la Prefettura, sono questioni che chiamano in causa riflessioni diverse dalle nostre i piani di valutazione sono tanti e il mio piano di valutazione e’ quello del penale, io non faccio responsabilita’ civile, non faccio responsabilita’ disciplinari e soprattutto non faccio responsabilita’ politiche”. In particolare, rispetto al ruolo di coordinamento della Prefettura di Pescara, Tedeschini spiega: “La mia indagine non mi ha portato li’. La mia indagine, che verte sulla ricostruzione dei fatti, sul capire chi doveva fare che cosa, chi stava dove e chi sapeva cosa – rimarca il magistrato – oggi mi porta su quelle sei persone fisiche”.
“Sulla prevedibilita’ dell’evento valanga sembrano confluire tante fonti di prova. Se oggi fossimo arrivati alla conclusione che la valanga non era prevedibile – rimarca Tedeschini – l’inchiesta l’avremmo chiusa, perche’ l’evento imprevedibile, in base al codice, interrompe ogni nesso causale e a quel punto qualunque sciocchezza fosse stata commessa, sul piano penale sarebbe andata in archivio”. Quanto alle indagini, il procuratore di Pescara spiega che la situazione e’ ancora molto fluida. “Attualmente si vede il frammento di un’indagine in itinere – afferma Tedeschini – e delle migliaia di condotte che ci sono state segnalate, queste sono quelle che al momento ci sembrano meritevoli di approfondimento”.”La societa’ civile discute, confronta le sue idee, ha i suoi dolori e i suoi problemi, ci sono bambini orfani e ci dispiace, perche’ questo e’ un disastro, ma noi facciamo il nostro lavoro, stiamo zitti e dobbiamo parlare solo con gli atti giudiziari”.