Cronaca

“Gravi le affermazioni della Commissione Grandi Rischi”

"Grave e dannosa" perche' "tanto allarme ha determinato nei cittadini e nelle istituzioni" e' stata l'affermazione del presidente della Commissione Grandi Rischi, il fisico Sergio Bertolucci, che sabato, in un sunto della relazione sullo sciame sismico in atto nel Centro Italia pubblicato sul sito della Protezione civile, ha fatto accenno alla possibilita' di nuovi terremoti di magnitudo tra 6-7, creando panico nelle popolazioni. Il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, oggi a margine della inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto abruzzese, ha bollato le affermazioni di Bertolucci che ieri, tra l'altro, hanno gia' avuto come primo effetto le dimissioni del vicepresidente Gabriele Scarascia Mugnozza, in polemica proprio con le esternazioni di Bertolucci. "La gestione delle comunicazione delle emergenze e' delicatissima, ha a che fare con il rapporto tra le istituzioni, le autorita' pubbliche e i cittadini, ogni comunicazione deve essere equilibrata, efficace e credibile per i cittadini", ha oggi sottolineato Legnini. L'organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio e' in questi giorni oggetto di polemiche anche per l'uso, da parte del presidente Bertolucci, dell'espressione "effetto Vajont" per descrivere il rischio in caso di forti scosse nelle zone vicine a una delle dighe del lago artificiale di Campotosto. Legnini ha citato questa circostanza nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a l'Aquila, in particolare nel passaggio riferito al processo alla Grandi rischi che il 30 marzo 2009, cinque giorni prima della tragica scossa, si riuni' all'Aquila per esaminare lo sciame in atto da mesi.

Tornando all'"effetto Vajont" evocato da Bartolucci, lo scorso 22 gennaio, in tv, il presidente della Grandi rischi - riunitasi due giorni prima, dopo il forte terremoto del 18 - aveva messo in guardia: "nella zona di Campotosto c'e' il secondo bacino piu' grande d'Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si e' parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago, per dirla semplice e' 'l'effetto Vajont'". Un richiamo - quello alla tragedia del 9 ottobre 1963, con 1.917 vittime, causata da una frana precipitata nel bacino facendolo traboccare - che suscito' subito stupore e paura. A stretto giro lo scienziato preciso' che "non c'e' un pericolo imminente di un 'effetto Vajont': da tempo la diga di Campotosto viene studiata dalla Protezione Civile in collaborazione con l'Enel e con tutti gli organismi deputati". E proprio l'Enel, che gestisce la struttura, a sua volta ha rassicurato. In campo e' sceso anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio che ha convocato un vertice con tutti i soggetti interessati: il responso e' che dai controlli effettuati non sono emerse criticita' per le dighe del Centro Italia. Bertolucci a piu' riprese ha spiegato di essersi espresso male o di essere stato travisato e due giorni fa, sul sito della Protezione civile, ha pubblicato una lettera in cui si e' assunto la responsabilita' del pasticcio provocato ed ha espresso "rammarico per avere involontariamente contribuito ad aggravare lo stato di ansia delle popolazioni gia' cosi' duramente colpite". Ma sulla polemica non e' stata scritta ancora la parola fine

Leggi Tutto »

Bimbo morto a Pescara sotto un treno, le motivazioni della condanna della mamma

"Non sembra possa dubitarsi che vi sia stata una evidente violazione della regola cautelare nel permettere che i bambini giocassero in un ambiente cosi' pericoloso e che la mamma, per disattenzione, li abbia lasciati momentaneamente incustoditi; va peraltro ribadito che trattasi di bambini di 2 e 3 anni e che probabilmente, solo per miracolo, l'altro fratellino piu' piccolo e' rimasto illeso". E' uno dei passaggi piu' significativi delle motivazioni che accompagnano la sentenza di condanna di Loreta De Rosa, nell'ambito del processo di primo grado per la morte del figlio Francesco Pio Spinelli, il bimbo di 3 anni travolto e ucciso da un treno, nel tardo pomeriggio del 24 maggio del 2014, nei pressi della stazione San Marco di Pescara. La donna e' stata condannata a tre anni di reclusione il 10 ottobre scorso, dalla Corte d'Assise di Chieti: inizialmente accusata di abbandono di minore, il reato e' stato derubricato in omicidio colposo. Al padre della vittima, Virgilio Spinelli, e al nonno Cristoforo Spinelli, accusati di concorso in omicidio colposo, sono stati inflitti invece 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il bambino, secondo quanto ricostruito dall'accusa, si allontano' da casa attraverso un varco della recinzione e raggiunse i binari dove sopraggiungeva un treno regionale che era partito da Roma Tiburtina. Il reato e' stato derubricato in quanto "non e' emerso in modo chiaro, al di la' di ogni ragionevole dubbio, che Di Loreto abbia abbandonato il figlio di 3 anni, unitamente al fratellino di soli 2 anni, con la coscienza e volonta' di lasciarlo in una situazione di evidente e gravissimo pericolo"

La responsabilita', scrivono ancora nel dispositivo il presidente della Corte d'Assise Geremia Spiniello e il giudice a latere Isabella Allieri, "si fonda sulla clamorosa violazione di una regola cautelare di comune esperienza, quella cioe' di lasciare che bambini di tenera eta' possano giocare all'interno di un cortile recintato dotato di un ampio varco, dal quale si poteva accedere direttamente, senza ostacoli e senza dover passare attraverso la proprieta', alle sede ferroviaria e quindi ai binari". "L'imputata - si legge ancora - era pienamente consapevole dell'esistenza del varco perche' da quel varco, tra l'altro ben visibile e abbastanza largo, era possibile recarsi alla piccola stalla, e dalla stalla, grazie ad un ampio varco creato nella recinzione metallica, si accedeva direttamente alla massicciata ferroviaria". Il marito della donna, Virgilio Spinelli, secondo i giudici "rivestiva la medesima posizione di garanzia della moglie, era perfettamente al corrente dello stato dei luoghi perche' era solito utilizzare la stalla ed aveva altresi' una pregressa conoscenza dello stato dei luoghi. Non era una novita' - rilevano Spiniello e Allieri - che i bambini giocassero nel cortile, talche' anche nei suoi confronti ampia era la prevedibilita' e prevenibilita' dell'evento". Infine, per quanto concerne la posizione del nonno, "e' emerso con certezza che ad edificare i manufatti abusivi e, in particolare, il manufatto adibito a stalla dal quale, grazie al varco sulla rete, era possibile raggiungere direttamente la sede ferroviaria, sia stato Spinelli Cristoforo". La difesa ha sostenuto che si tratto' di un incidente che si sarebbe potuto evitare se le Ferrovie dello Stato avessero predisposto una adeguata protezione dei binari, ma i giudici hanno rilevato "lo specifico obbligo, a carico dei proprietari, nei casi di nuovi insediamenti abitativi industriali adiacenti alle ferrovie, di provvedere alla preventiva idonea recinzione dei terreni in prossimita' della sede ferroviaria". Inoltre nelle motivazioni che accompagnano la sentenza si evidenzia "l'ulteriore profilo di colpa, caratterizzato dall'aver mantenuto il manufatto adibito a stalla nonostante le numerose diffide e denunce del passato, cosi' come dall'aver realizzato e mantenuto i varchi dal muro di recinzione e dalla stalla fino alla sede ferroviaria, lasciando che i bambini potessero uscire dal recinto ed accedere direttamente alla sede ferroviaria".

Leggi Tutto »

Pescara, 29enne preso per furto e violenza sessuale

Ha prima palpeggiato una donna per poi scipparle la borsetta. E' avvenuto a Pescara in via Enzo Ferrari dove nella tarda serata di ieri gli agenti della Squadra Volante hanno arrestato, per furto con strappo e violenza sessuale un 29enne di Battipaglia. In giornata per il giovane ci sara' il giudizio di convalida dell'arresto e la direttissima. L'arresto e' avvenuto su segnalazione della donna che ha telefonato al 113. L'aggressore, trovato poco dopo con la refurtiva, si e' giustificato affermando di avere recuperato la borsa dopo avere inseguito lo scippatore, poi ha ammesso le sue responsabilita' indicando anche il luogo dove aveva vuotato la borsa scippata

Leggi Tutto »

Armi e droga in casa, pescarese arrestato dalla Polizia

Aveva in casa armi e droga. Nella rete degli agenti della Sezione Antirapine della Squadra Mobile della Questura di Pescara, impegnati in una operazione straordinaria di controllo del territorio, e' finito un 38enne pescarese. In un blitz nella sua abitazione, gli agenti hanno sequestrato, tra la cucina e la camera da letto, oltre due chilogrammi di marjiuana, 35 grammi di eroina suddivisi in dosi; 9 grammi di cocaina in un unico involucro. Inoltre, una pistola revolver Smith & Wesson calibro 38, risultata rubata a Pescara nel 2010; una pistola revolver "scacciacani" modificata per esplodere cartucce calibro 22; 37 cartucce calibro 38; 4 cartucce calibro 22; un coltello a serramanico della lunghezza di 20 centimetri e uno stiletto lungo 15 centimetri. Sia sulla P38, risultata rubata, sia sulla pistola modificata, gli uomini della Polizia Scientifica svolgeranno accertamenti balistici anche per verificare se le armi abbiano sparato in passato. L'uomo, che deve rispondere di porto abusivo di armi da fuoco e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, e' stato portato in carcere su disposizione del Pm Gennaro Varone, in attesa dell'udienza di convalida che si terra' in mattinata.

Leggi Tutto »

Hotel Rigopiano, i legali delle famiglie chiedono di acquisire gli atti sui lavori della strada

"Ci auguriamo che la Procura della Repubblica acquisisca tutto il fascicolo relativo a questi lavori, che dimostrano come in Provincia si era coscienti della necessità di tenere aperta la strada in condizioni climatiche difficili". Lo ha detto l'avvocato Romolo Reboa, che insieme ai colleghi Maurizio Sangermano e Gabriele Germano ha ricevuto il mandato difensivo da alcune famiglie delle vittime del disastro di Rigopiano.

Il penalista ha spiegato poi come "l'autodifesa del Presidente della Provincia di Pescara sulla mancata tempestiva riapertura della SP8 da Penne a Rigopiano ci ha portato a rileggere il comunicato entusiastico di quasi due anni fa tuttora presente sul sito della Provincia".

Leggi Tutto »

Interrogati a Chieti il rettore e il dg dell’Università D’Annunzio

Oltre due ore di interrogatorio ciascuno, in Tribunale a Chieti, per il rettore dell'Universita' d'Annunzio, Carmine Di Ilio, e il direttore generale dell'Ateneo, Filippo Del Vecchio, sentiti dal gip Antonella Redaelli. Il giudice fra una decina di giorni si pronuncera' sulla richiesta di applicazione della misura cautelare interdittiva richiesta a carico di entrambi da parte del sostituto procuratore della Repubblica di Chieti, Giancarlo Ciani. Di Ilio e Del Vecchio sono indagati, dopo la denuncia presentata dal prof. Luigi Capasso, ex componente del Consiglio di amministrazione dell'Ateneo, per abuso d'ufficio per avere revocato senza preavviso, la nomina a componente del Cda di Capasso il quale, avrebbe potuto optare fra il Cda o la direzione del Museo dell'ateneo.

Entrambi, inoltre, erano accusati di aver falsificato la convenzione con il Provveditorato opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna, approvato dal Cda, gia' inviato al Provveditorato, perche' contenente anche l'affidamento al Provveditorato della progettazione, collaudo e direzione lavori delle opere edilizie universitarie, fra le quali l'intervento alla caserma Bucciante di Chieti destinata ad ospitare strutture universitarie. Accusa di abuso per il solo Del Vecchio, che non si sarebbe astenuto dal partecipare, nel Cda, alla discussione sulla proposta di avvio di procedimento disciplinare nei suoi confronti. Abuso contestato anche a Di Ilio che si sarebbe rifiutato di portare al Cda la questione inerente il procedimento disciplinare e l'approvazione del contratto sulla nomina del direttore generale di Del Vecchio.

Di Ilio, secondo l'accusa, avrebbe inoltre estromesso il Cda dalla pratica sul procedimento disciplinare, trattandolo in via esclusiva e concludendo per l'archiviazione. A Di Ilio e' contestata anche la violenza privata per una lettera inviata a Capasso. Il direttore generale ha depositato una trentina di documenti, risposto a tutte le contestazioni ed entro la prossima settimana il suo difensore, l'avv. Stefano Rossi, presentera' una memoria. Il rettore a sua volta ha chiarito la sua posizione ed ha risposto a tutte le domande e con il suo avv. Marco Spagnuolo, durante l'interrogatorio ha presentato una brevissima memoria. 

Leggi Tutto »

Voragine, a causa del maltempo, su via Antonelli a Pescara

Voragine, a causa del maltempo, su via Antonelli, in zona Portanuova, a Pescara. La strada e' stata chiusa, con conseguenti disagi alla viabilita' e traffico in tilt all'orario di punta del rientro serale. Sul posto ci sono la Polizia municipale ed i tecnici, che hanno gia' iniziato i lavori di riparazione. Intervenuti per sistemare una buca segnalata ieri, gli addetti hanno appurato che si trattava di una vera e propria voragine che interessa l'intera carreggiata. Presente in zona anche il vicesindaco e assessore alla viabilita', Enzo Del Vecchio, il quale annuncia che "i lavori andranno avanti anche domani e domenica" e sottolinea che "le attivita' procedono con l'obiettivo di riaprire la strada lunedi'". L'amministrazione comunale invita gli automobilisti a "percorrere strade alternative, passando per il lungomare"

Leggi Tutto »

Hotel Rigopiano, parla il volontario che ha raccolto la telefonata di richiesta d’aiuto

"Avevo appena finito il turno, mi avevano mandato alla golena nord del fiume Pescara per monitorarne l'esondazione. Proprio per questo motivo ero passato in questura e avevo dato il cellulare. Ma non dovevo essere io a ricevere quella telefonata, e' stato un errore...". Cosi' Massimo D'Alessio, volontario della Protezione Civile, racconta - a La Stampa - la telefonata, "alle 18.57", di Quintino Marcella che ha fatto partire i soccorsi all'Hotel Rigopiano. "La questura aveva il mio numero per le esondazioni. E' una procedura standard: al 113 lascia il proprio numero chi si trova piu' vicino all'emergenza. Solo che nel mio caso l'emergenza era il fiume, non una valanga in montagna a chilometri di distanza. E' stato bravo Quintino a insistere". L'amico di Parete "gridava, era esasperato. Gli ho detto 'aspetta un attimo, calmati, cosi' non capisco'. Gli chiedo il nome e il cognome e cerco di tranquillizzarlo. Gli spiego che avevo necessita' di avvisare almeno chi avevo intorno, non potevo certo dirgli che partivo subito io per il Rigopiano. Metto giu' e chiamo il mio capo dei Volontari senza frontiere, Angelo Ferri che si attiva immediatamente, mentre io chiamo la prefettura" e "chiamo anche la questura e i carabinieri di Penne. Le registrazioni parlano chiaro". Le ha ascoltate in questura, dove e' stato chiamato come testimone. Compresa una telefonata tra la sua compagna e Parete: "Urlava che si trovava li' ma non vedeva piu' l'hotel". Le procedure in prefettura? "Noi della Protezione civile non diciamo mai 'forse', 'non credo' o cose cosi'. Noi partiamo, subito", conclude.

Leggi Tutto »

Addio a Gianni Cordova

E' morto a 70 anni all'ospedale di Pescara Gianni Cordova, figura di spicco del mondo del terzo settore. Ventisei anni fa fondò la Lega abruzzese antidroga (Laad), strappando tanti giovani dalle dipendenze. Malato da tempo, non si è voluto arrendere e ha continuato a seguire i ragazzi ospiti della struttura di viale Bovio. Nel corso degli anni, grazie a  donazioni, e convenzioni con enti pubblici per la gestione di servizi (soprattutto per la manutenzione del verde), la Laad è cresciuta, arrivando a occupare anche 20 persone circa. Domani i funerali. 

 

Il cordoglio del sindaco di Pescara Marco Alessandrini

“Ho appreso con grande dolore della scomparsa di Gianni Cordova, il fondatore della Laad, un nome autorevole del sociale, ma anche un amico che non ha mai fatto mancare idee e disponibilità alla città e all’Amministrazione comunale. Pescara perde un concittadino che si è distinto per la tenacia dei progetti e la lungimiranza delle idee e per una grande, grandissima umanità. E’ stato un padre per tanti giovani che attraverso la comunità da lui fondata 26 anni fa, sono rinati, hanno potuto ricominciare un nuovo percorso di vita. Un grande esempio per tutto il mondo del sociale, di cui è stato da sempre un naturale e sorridente riferimento. La nostra città gli aveva attribuito nel 2015 la più alta benemerenza, assegnandogli il Ciattè d’oro, riconoscimento che si dà ai pescaresi che con le proprie storie hanno illuminato il nome della città. Questa è stata la motivazione che vale oggi più che mai, perché la passione verso l’altro, la dedizione al recupero delle giovani vite, sono da sempre stati la spinta più forte del suo agire. L’attenzione alla cultura e l’amore per l’ambiente e il territorio, hanno accompagnato questo fine, coniugandolo in progetti di cui la comunità si è nutrita. Oggi la Città dice grazie a Gianni Cordova per aver dimostrato come, anche nelle condizioni più disperate, un essere umano possa ritrovare la sua dignità mettendola al servizio del bene comune. L’Amministrazione e la città si stringono ai suoi cari e alla figlia Margherita”.

 

Maragno: “La scomparsa di Gianni Cordova lascia un vuoto incolmabile”

 

«Un grande uomo, sempre schierato a difesa dei deboli e degli emarginati». Così il sindaco di Montesilvano, Francesco Maragno commenta la scomparsa di Gianni Cordova, fondatore della Lega Abruzzese Anti Droga. «La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel mondo del sociale regionale. L'Abruzzo perde una persona speciale che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri a ritrovare la forza persa a causa delle avversità della vita, a rinascere e ricostruire un futuro. Alla moglie e alla figlia, ma anche a tutti i ragazzi della comunità, voglio porgere le più sentite condoglianze a nome personale e dell'Amministrazione Comunale. Il suo ricordo resterà vivo in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di imbattersi in lui e di conoscere una persona che ha rappresentato, e continuerà a farlo, un grande esempio di altruismo e solidarietà».

Leggi Tutto »

Hotel Rigopiano, Curcio: concluse le operazioni di soccorso

Le operazioni di soccorso "si sono concluse nella notte" ma le attivita' nella zona dell'hotel Rigopiano "sono ancora in corso". Lo ha detto il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio in una conferenza stampa al centro di coordinamento dei soccorsi a Penne, sottolineando che per l'emergenza hanno lavorato oltre mille operatori e "sono state impiegate le migliori risorse" del Paese. "Gli operatori - ha affermato Curcio - hanno portato all'estremo alcune attivita' operative, per tentare di salvare il maggior numero di vite. Abbiamo gioito quando questo e' avvenuto e ci siamo rattristati quando non ce l'abbiamo fatta. Ma si e' lavorato incessantemente". Il capo della Protezione Civile ha poi espresso "affetto e vicinanza" alle famiglie delle vittime ma, anche, "un ricordo affettuoso" agli operatori del 118 che erano a bordo dell'elicottero caduto a Campo Felice. "Chi lavora per l'emergenza si espone a rischi che a volte possono portare ai sacrifici estremi"

Leggi Tutto »