Processo bis per il crollo dell’hotel Rigopiano fissato al 10 ottobre

E’ stato fissato al prossimo 10 ottobre l’appello bis davanti ai giudici di Perugia riguardante la tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provoco’ 29 morti.

Il 3 dicembre scorso la Cassazione aveva annullato la decisione della Corte d’appello dell’Aquila, disponendo un nuovo processo d’appello per sei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo che in primo e secondo grado erano invece stati assolti.

Relativamente ai dirigenti della Regione, che sono accusati anche di disastro colposo, la Cassazione nella motivazione aveva sottolineato che “la mancata redazione della Carta localizzazione pericolo valanghe (CLPV) incise, quindi, precludendola, sull’attuazione e poi sull’attivazione dei successivi meccanismi di previsione e prevenzione del rischio dal momento che blocco’ la catena della protezione proprio nei suoi passaggi piu’ significativi”.

I giudici della Suprema corte avevano evidenziato poi che “ove la Clpv fosse stata redatta, sarebbe stata compilata e divulgata anche la successiva Carta di rischi locali di valanga, il che implica che non sarebbero stati concessi permessi a ristrutturare l’albergo (creando un centro congressi e una spa), tra il 2006 e 2007, o che si sarebbero comunque introdotte misure volte a scongiurare il rischio, come il divieto di utilizzazione della struttura nei mesi invernali, che sono quelli interessati dal pericolo di valanghe. Ad ogni modo, l’identificazione di Rigopiano tra i siti valanghivi avrebbe consentito, o almeno reso piu’ agevole, anche per gli organi di Protezione civile diversi dalla Regione, la percezione del pericolo in condizioni metereologiche avverse, spingendoli ad attivarsi e ad adottare le misure atte a contenere il rischio per le persone che si trovavano nell’albergo”.

Gli ‘ermellini’ si erano soffermati anche sui tempi di redazione della Clpv: “Resta pero’ il dato che l’inerzia della Regione si prolungo’ per un amplissimo lasso temporale, cioe’ per ben 25 anni: dal 1992 al momento della tragedia (la Regione comincio’ a redigere la Clpv soltanto a disastro avvenuto, per concluderla nel 2021). Di conseguenza, il protrarsi per tanto tempo di tale inerzia rende rende innegabile la violazione della cautela doverosa prevista dal legislatore in capo alla Regione”.

Per quanto riguarda i due dipendenti provinciali, l’ex sindaco e il tecnico comunale, accusati di omicidio colposo e lesioni colpose, tali reati nel frattempo si sono prescritti.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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