Spacciava nell’area vestina, ma quando i pagamenti non erano puntuali il pusher non aveva pietà, minacciando anche con delle armi i suoi debitori. Una delle vittime, dietro pressanti intimidazioni, è stata costretta persino a vendere dei beni di famiglia e a rateizzare i pagamenti della droga già consumata. I carabinieri di Montesilvano e Penne hanno messo fine all’attività di spaccio e alle minacce eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare e dei decreti di perquisizione nei confronti di 5 persone, 3 finite in carcere. I 5 indagati, a vario titolo, sono accusati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Nel corso della perquisizione in un’abitazione di un 20enne di Penne è stata scoperta una vera e propria centrale dello spaccio dove sono state trovate anche 2 pistole con matricola abrasa e munizioni, 1 chilo di cocaina, 400 grammi di hashish, 40 grammi di eroina materiale per il taglio, la preparazione ed il confezionamento delle dosi di droga e una patente falsa.
Il giovane è stato arrestato, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, detenzione abusiva di armi e possesso di documenti d’identificazione falsi. Gli altri 2 indagati, finiti in carcere, sono un 42enne residente a Montesilvano e un 49enne di Penne. Inoltre, un 27enne di Penne e un 36enne di Montesilvano sono stati sottoposti alla misura dell’obbligo di dimora con permanenza in casa nelle ore notturne. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Pescara, Gabriella De Lucia, sono partite 4 mesi fa da una perquisizione a casa di un giovane, della provincia di Teramo, dove i militari dell’Arma hanno recuperato cocaina e hashish in gran quantità.
Nel corso delle indagini è stato accertato che il ragazzo spacciava, soprattutto cocaina, tra Montesilvano e Penne. Il giro di affari dello spaccio fruttava 1.000 euro a settimana, circa 150 mila euro di introiti negli ultimi 3 anni si spaccio, hanno spiegato gli inquirenti del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia Carabinieri di Penne.
I clienti che non pagavano sarebbero stati aggrediti e minacciati anche con l’uso delle armi per ottenere il corrispettivo dello stupefacente ceduto. I pagamenti pattuiti, che in alcuni casi sarebbero avvenuti anche mediante bonifici bancari, riportavano causali fittizie, a favore di società riconducibile agli indagati. Per pagare la droga, un tossicodipendente ha ceduto persino la sua automobile. Gli arrestati sono stati tradotti nel carcere di Vasto