Spina, CGIL: il primato abruzzese in Italia degli infortuni sul lavoro nel 2022

Una crescita che allarma e preoccupa. Gli infortuni sul lavoro appaiono inarrestabili, con il sindacato che sottolinea che gli aumenti degli incidenti abbiano subito in pochi mesi un balzo inaspettato a grave. A sottolinearlo è Francesco Spina, segretario regionale Abruzzo e Molise della Cgil, che esprime la sua forte preoccupazione per l’aumento degli infortuni. “I casi in Abruzzo sono aumentati del 66% nel periodo gennaio-maggio 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021”, calcola Spina che sottolinea come questi numeri rispondono ad “un dato peggiore di quello del resto d’Italia dove la crescita è stata del 48% e che attestano la nostra regione al terzo posto di questa triste classifica, superata solo da Campania e Liguria”.
Per il sindacato si tratta di una grave conferma, in particolare perché le denunce sono rimaste inascoltate.

“Numeri che“, scrive ancora Spina, “confermano tutte le preoccupazioni denunciate dalla Cgil nei mesi scorsi ma che paiono essere cadute nel vuoto.”

Il sindacato evidenzia statistiche e cifre sulle quali esprime allarme. “Sono stati complessivamente 7.628 gli infortuni nei primi 5 mesi dell’anno, 3.046 in più del 2021” prosegue Spina, numeri che possono essere meglio contestualizzati per zone geografiche: “2.333 in provincia di Chieti (+56%), 1.411 a L’Aquila (+45%), 1.567 a Pescara con una crescita del 55%”, mentre dalla provincia di Teramo secondo il sindacato si è registrato, il più ampio peggioramento in percentuale. “Con 1.208 infortuni raddoppia il dato dello scorso anno”, si legge nel documento, “attestandosi, con +109%, tra le province in Italia in cui più alto è stato l’aumento percentuale degli incidenti sul lavoro”.

Per il sindacato questo peggioramento può essere “causato in particolare da scelte organizzative volte ad affrettare i tempi di lavorazione sia per ragioni di offerta commerciale, che per corsa al bonus”.

“Non è un caso“ prosegue Spina “che se si escludono gli “infortuni Covid”, ad essere maggiormente colpiti sono i settori del trasporto e magazzinaggio (794 infortuni) e quello delle costruzioni (367).”

Ma per la Cgil non è finita qui: la lettura del fenomeno si complica per via di altri fattori: “a ciò si somma la sempre più elevata precarizzazione del mondo del lavoro (ogni 10 nuovi contratti, 8 sono precari e 3 di questi di durata inferiore ad un mese). “Una condizione“, sottolinea ancora il sindacato, “che espone maggiormente al rischio infortuni: scarsa conoscenza della professione, formazione spesso assente, elevata ricattabilità di chi rischia di non vedersi rinnovato il contratto nel caso denunci problemi di sicurezza, sono il “mix perfetto” perché aumenti il rischio di incidenti.”

“Non può più quindi essere rinviato un intervento energico e risolutivo che metta la sicurezza sul lavoro al centro di azioni preventive e di controllo” è l’appello del sindacato che prosegue: “le aziende devono investire in sicurezza, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte e dell’esposizione ai rischi”, infatti la CGIL evidenzia che “la cultura della sicurezza deve diventare una costante nella formazione, a partire dai percorsi scolastici; gli enti preposti ai controlli devono essere messi in condizione di operare davvero, aumentando le somme a disposizione per evitare che arrivino sempre e solo troppo tardi.”

“Il lavoro, sicuro, stabile e retribuito in maniera adeguata” conclude la CGIL “deve essere lo strumento di crescita di un Paese e di una Regione, in cui va invertita la tendenza che continua a scaricare su lavoratrici e lavoratori i costi sociali di scelte che non vengono fatte.”

di R. Matteo D’Angelo

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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