Gli italiani amano gli animali, in particolare cani e gatti, al punto che oltre la meta’ della popolazione li ha in casa ma prendersi cura di loro e’ un “lusso”. Lo rivela della Lav, la Lega Anti Vivisezione, dalla quale si evince che, nonostante l’accresciuta propensione degli italiani a convivere con cani e gatti, e di un rapporto sempre piu’ empatico e solidale con questi Animali in particolare, il randagismo resta un fenomeno molto diffuso soprattutto nel Mezzogiorno. La LAV per il quarto anno consecutivo ha raccolto in un rapporto i dati di Regioni e Province Autonome. Secondo Ilaria Innocenti, responsabile per l’associazione, degli Animali familiari e autrice dell’indagine, benche’ dal 2017 la situazione relativa al randagismo sia lievemente migliorata, sono ancora molti gli interventi, soprattutto al Centro-Sud e nelle Isole, da mettere in atto per sconfiggere il fenomeno: controlli e prevenzione in primis assieme a politiche di adozione e gestione responsabile degli Animali. Comparando i dati relativi agli anni 2018 con quelli del 2017, esclusi quelli della Calabria che non ha fornito indicazioni, emerge come il randagismo sia in apparentemente in flessione, ma con delle significative discrepanze tra Nord, Centro e Mezzogiorno, dove seppur diminuito del 6% rispetto al 2017, il numero dei cani detenuti in canile e’ ancora molto alto. Su 98.596 cani presenti nei canili rifugio, infatti, ben il 67,1% si trova in quelli del Sud e delle Isole. Tale trend positivo e’ confermato anche a livello nazionale, dove si registra una diminuzione pari al 4,2% delle presenze nei canili rifugio
Diminuiscono anche gli ingressi nei canili sanitari. Nel 2018 sono stati 85.177 e il 40% dei cani e’ stato restituito al detentore. Molto bassa pero’ la media di restituzione nel Mezzogiorno, pari ad appena l’8%, percentuale che sale man mano che ci si sposta verso il Nord Italia, con un 38% al Centro fino ad arrivare a un 72% di media per le regioni del Nord. La bassa percentuale di restituzioni registrata nel Mezzogiorno e’ un segnale inequivocabile di come nel Sud e nelle Isole l’obbligo di identificazione dei cani sia ancora largamente disatteso e della conseguente necessita’ di campagne di microchippatura gratuite, iniziative che farebbero risparmiare molto i comuni: il costo di un microchip si aggira intorno ai 4 euro contro i circa 1.300 euro che si spendono per mantenere un cane in canile per un solo anno. Ancora esigue sono state poco piu’ di 35.000, ma in aumento del 13% le sterilizzazioni dei cani. Nel 2018 sono stati sterilizzati 4.073 cani in piu’ rispetto al 2017. Le regioni in cui si e’ registrato il maggior aumento sono: Campania, Sicilia, Abruzzo e Piemonte. Il dato e’ positivo, ma occorre implementare ulteriormente le sterilizzazioni anche attraverso campagne di controllo delle nascite rivolte a cani di proprieta’ a rischio di riproduzione incontrollata che come ben sappiamo sono una delle fonti che piu’ alimentano il randagismo canino. I dati sui gattili e quelli sulle colonie feline sono spesso lacunosi. In base a quelli che ci sono stati forniti nel Centro-Nord sono presenti 85 gattili, questi sarebbero quasi inesistenti al Sud e nelle Isole, che ne registrano appena 7 e dove si rileva anche una scarsa attenzione per le colonie feline (8.039 colonie registrate contro le 54.939 del Centro-Nord) e per la sterilizzazione dei gatti (poco piu’ di 16.000 l’anno contro i poco piu’ di 51.000 del Centro-Nord).
Gli italiani amano gli animali al punto che il nostro Paese e’ secondo in Europa per numero di presenze in famiglia: ci sono nel 52% delle nostre case. Secondo il Rapporto Italia di Eurispes riferito al 2019, sono membri effettivi della famiglia (per il 76,8% degli intervistati), i migliori amici (60%) per alcuni veri e propri “figli non umani” (32,9%). Il randagismo e’ un grave problema per gli animali coinvolti che, traumatizzati dall’abbandono o nati da animali in liberta’ e che per vari motivi non sono in grado di provvedere a se’ stessi, sono costretti a una vita di stenti, esposti a malattie e a continui pericoli, tra cui gli incidenti stradali che possono costituire un rischio anche per l’incolumita’ pubblica. Ma il randagismo rappresenta anche un ingente problema economico, basti pensare che nel 2018 si sono spesi 345.086,00 euro al giorno per il mantenimento dei cani detenuti nei canili, (stima estremamente conservativa) nonche’ un danno di immagine a livello turistico per le Regioni in cui il fenomeno e’ piu’ diffuso. Le adozioni nel 2018 fanno registrare per il terzo anno consecutivo una flessione, seppur minore rispetto agli anni precedenti, pari al -1% (nel 2016 erano calate dell’8,6% e nel 2017 dell’8,4%): “una tendenza probabilmente influenzata da un regime fiscale poco amico degli Animali – sottolinea la LAV – tra IVA al 22% (come per alcuni beni di lusso) sulle prestazioni veterinarie e il cibo per Animali non tenuti a scopo di lucro, l’elevato costo dei farmaci veterinari, e l’esigua detrazione fiscale sulle spese veterinarie, il sistema Italia non si dimostra ancora capace di assecondare con atti utili e concreti la propensione degli italiani a prendersi cura di cani e gatti, introducendo un regime fiscale che potrebbe risultare vantaggioso anche in termini di prevenzione del randagismo”. Pochi giorni fa, ricorda l’associazione, sotto la pressione della campagna LAV #IPIUTASSATI, la Commissione Bilancio del Senato ha approvato in prima lettura un emendamento con cui viene aumentata la soglia delle spese veterinarie sostenute per gli Animali familiari, detraibili ai fini fiscali. Con l’emendamento in questione – presentato dai Senatori De Petris (LeU), Cirinna’ (PD), Russo (M5S), Unterberger (SVP), Perilli (M5S) – viene infatti aumentata la spesa veterinaria detraibile, per chi tiene Animali a scopo non di lucro, da un massimo di 387,34 euro a un massimo di 500 euro. Cio’ significa che, a fronte delle spese veterinarie sostenute per un totale di 500 euro o piu’ – peraltro aggravate da un’aliquota IVA ingiusta, perche’ pari al 22%, come previsto per i beni di lusso – il cittadino potra’ avere un rimborso fino a 73,59 euro (fino ad oggi il massimo rimborsabile era di soli 49,06 euro)